Forse la situazione non è così in discesa come Giuseppe Conte si immaginava appena una decina di giorni fa. Era il 25 ottobre quando il premier si presentava in conferenza stampa per annunciare alla nazione l'ennesimo Dpcm con nuove restrizioni da attuare per frenare la corsa del coronavirus. Il presidente del Consiglio era tutto sommato rassicurante: a novembre "soffriremo un po'" con la speranza "di respirare a dicembre" in vista del Natale.
La retromarcia di Conte
Ebbene, questa speranza è evaporata come neve al sole nel corso della presentazione dell'ultimo Dpcm. Conte ha messo le mani avanti per ammortizzare eventuali cadute: "Mi chiedono se sono ottimista. Non sto pensando a veglioni, cene natalizie, cenoni, balli. Ma se arriviamo al Natale con un certo margine di serenità anche la fiducia nei consumi può trarne beneficio". Il premier ha cercato di smussare i toni, probabilmente consapevole di aver instillato eccessive dosi di irrealtà nella mente dei cittadini. Che già si immaginavano un vaccino pronto entro la fine dell'anno e un Natale trascorso in allegria.
Dalla cabina di regia è invece arrivato una sorta di ammonimento generale. Se in un primo momento, pur tra mille variabili e incertezze legate al virus, Conte credeva (o meglio: sperava) di arrivare alle festività natalizie circondato da un clima più disteso, adesso il paradigma è cambiato. L'obiettivo primario del governo resta quello di garantire un Natale sereno agli italiani. Ma all'orizzonte è spuntata una nuova parola chiave: consumo.
"I mercati credono in quello che stiamo facendo, ci stanno dando fiducia. È chiaro che se riusciamo ad affrontare questa nuova fase con qualche spesa in più vorremmo permettercela in termini di consumo nel periodo natalizio", ha precisato il premier. L'esecutivo ha insomma "predisposto un momento difficile" per "affrontare il periodo natalizio con serenità".
Il discorso è tuttavia più complesso di quanto non si possa immaginare. È lo stesso Conte, scendendo nel dettaglio, a spiegare un paio di ulteriori concetti: "Non sto pensando al Natale con veglioni, cene, e abbracci tra amici, ma se ci arriviamo con un certo margine di serenità, la fiducia dei consumi non sarà depressa e ne gioverà l'economia". Insomma, a meno di miracoli, scordatevi di trascorrere il classico Natale come se niente fosse accaduto. L'importante, tuttavia, per il governo è arrivare al 25 dicembre sereni per l'abbassamento della curva dei contagi e desiderosi di far girare l'economia.
Il parere degli esperti
In sottofondo gli esperti confermano sostanzialmente le parole di Conte. Per l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco Natale 2020 assumerà connotati diversi. "Se penso alle nostre belle famiglie meridionali, con 20 persone a tavola, la vedo difficile. Il criterio è che la nostra socialità dovrebbe essere racchiusa in un ambito di 6-7 persone", ha spiegato alla trasmissione Un giorno da pecora su Rai Radio 1.
Massimo Galli si è spinto addirittura oltre, chiedendosi se il nuovo Dpcm non sia tardivo e "preludio a qualcosa di più deciso e ancora più marcato". In ogni caso se in queste tre settimane vedremo una iniziale riduzione dei contagi "forse non ci siamo giocati il Natale", ha spiegato il responsabile del reparto di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, intervenendo al Forum Sistema salute in corso a Firenze.
Attenzione però, perché per Galli serve un cambio di mentalità: "Convivere con il virus non significa fare quello che si faceva prima, vuol dire rispettare un insieme di regole anche molto fastidiose. È il caso di fare una programmazione e introiettarla da subito".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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