Riccardo PelliccettiHa assunto e licenziato commissari della spending review come se fossero clown a gettone. I loro suggerimenti non erano graditi e il debito pubblico ha continuato a crescere. Così Renzi ha pensato, anzi, si è autoconvinto di essere il più bravo di tutti e ha sfornato con la sua corte di ministri una serie di tagli alla spesa pubblica che fanno rabbrividire ma che non incidono in modo strutturale sul debito. Certo, abbiamo vissuto una crisi economica pesante, la recessione sembra essere finita, anche se ha ancora un piede sull'uscio, ma le tanto sbandierate riforme per ora non hanno portato risultati significativi per far riemergere l'Italia, che oggi guarda quasi con invidia il trend economico positivo della Grecia. Anzi, gli strabici tagli alla spesa concepiti dal bravissimo Matteo stanno mettendo in pericolo il Paese, in un momento in cui la sicurezza nazionale dovrebbe essere una priorità, viste le numerose minacce esterne. Ma lui se ne frega, crede di essere unico e non solo il migliore perché c'è una claque che lo applaude. Arriva però puntuale la bacchettata dai Paesi amici e alleati, proprio nel momento in cui il premier gongola per la sua bravura. Ieri è toccato alla Nato tirare le orecchie a Renzi, il quale è stato fermamente invitato a fermare i tagli alle spese della Difesa perché siamo diventati il peggior membro dell'Alleanza, tanto da aver ridotto la spesa militare del 12,4% lo scorso anno. «Voglio vedere che tutti gli alleati europei smettano di tagliare le spese militari, e questo vale anche per l'Italia», ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg presentando il Rapporto 2015 dell'Alleanza Atlantica.«Dopo anni di continue riduzioni delle spese degli europei, i tagli sono praticamente a zero», ma nel Rapporto emerge che le spese italiane sono lo 0,95% del Pil, lontano dall'obiettivo del 2%, e che nel 2015 sono state tagliate è del 12,4%, il dato più alto fra i 28 alleati. «Ai paesi, come l'Italia, che spendono meno del 2% del Pil dico che devono smettere di tagliare - ha sottolineato Stoltenberg - ma il contesto generale mostra già un'inversione di tendenza, per la prima volta proprio nel 2015». Infatti, ha spiegato il segretario generale della Nato illustrando il Rapporto, ben cinque paesi dell'Alleanza hanno già raggiunto e superato il 2 per cento, mentre 16 sono quelli che hanno aumentato la spesa in termini reali e 12 in termini di percentuale sul Pil. Quanto all'Italia e agli altri paesi in «controtendenza», Stoltenberg non intende lanciare ultimatum, ma ha ricordato che sono stati tutti i 28 paesi dell'Alleanza, in occasione dell'ultimo vertice nel Galles, a stabilire che la spesa per la Difesa, a causa delle minacce crescenti, doveva tornare a crescere. E il compito della Nato è proprio quello di vigilare affinché questo impegno sia rispettato. L'Italia, in particolare, rappresenta una delle frontiere Nato, quella rivolta verso il Sud, verso l'Africa e il Medio Oriente, e ha quindi le sue specifiche ragioni per investire in difesa e sicurezza in questo momento. Chissà se Renzi ha preso nota.
Nel presentare il rapporto annuale, Stoltenberg ha ricordato le diverse sfide per la pace e la sicurezza, e ha garantito che la Nato intende «continuare a portare la stabilità in Europa rimanendo forte, essendo aperta al dialogo e lavorando con i suoi partner in tutto il mondo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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