Navalny seguito e spiato dalla polizia in Siberia. "Sapevano tutto di lui"

L'avvelenamento potrebbe non essere avvenuto con il tè. L'oppositore resta in coma

Navalny seguito e spiato dalla polizia in Siberia. "Sapevano tutto di lui"

Aleksei Navalny rimane in coma e in condizioni definite stabili dai medici dell'ospedale Charité di Berlino dove è ricoverato dopo l'avvelenamento di cui è rimasto vittima su un volo aereo interno in Russia giovedì scorso. I medici tedeschi che lo hanno in cura da sabato stanno procedendo a esami clinici per stabilire la verità rispetto a quanto è accaduto all'attivista politico che è considerato il più temibile avversario del presidente russo Vladimir Putin e del suo entourage di potere, oggetto delle sue documentate accuse di corruzione. I risultati potrebbero essere resi noti a partire da oggi, ed è evidente che un'eventuale conferma del tentativo di omicidio di Navalny che gode in Russia, a dispetto dell'impedimento sostanziale di agibilità politica cui è sottoposto, di ampia popolarità soprattutto tra i giovani e i ceti più istruiti costituirebbe per Putin un grave imbarazzo. Fonti vicine al Cremlino diffondono già la voce interessata che Navalny, se guarirà, non tornerebbe più in Russia e resterebbe in Germania o in Francia: ma Navalny in questo momento non può parlare, e questo sembra semmai il desiderio di Putin.

Anche i collaboratori del presidente di Coalizione Democratica si dicono pronti a rendere pubbliche le informazioni di cui dispongono a proposito dell'attacco al loro leader, ma finora non lo hanno fatto. Intanto, il quotidiano moscovita Moskovsky Komsomolets pubblica informazioni di polizia tese a suggerire che Navalny non sia stato avvelenato dal tè che ha bevuto al bar dell'aeroporto di Tomsk prima di imbarcarsi per Mosca, bensì forse - nei giorni precedenti. Le fonti citate dal giornale spiegano che a Tomsk Navalny è stato seguito ovunque dalla polizia, che ha identificato l'appartamento dove ha abitato attraverso gli scontrini di un sushi delivery cui si era rivolto un suo collaboratore, ha raccolto gli scontrini dei suoi acquisti in un supermercato e lo ha perfino seguito durante una breve gita fuori città. Per i collaboratori dell'attivista ciò non fa che dimostrare l'assurdo livello di sorveglianza che egli sistematicamente subisce, e che era già stato denunciato dalla portavoce Kira Yarmish dopo il suo ricovero a Omsk.

Le immagini dell'arrivo di Navalny a Berlino sdraiato all'interno di una tenda sigillata speciale hanno rilanciato la denuncia fatta venerdì scorso dal direttore della Fondazione Anti Corruzione Ivan Zhdanov, secondo cui all'uomo politico sarebbe stata somministrata una sostanza potenzialmente fatale anche per chi gli si avvicina. Va ricordato che nel 2018 l'ospedale Charité aveva avuto in cura con successo un altro oppositore politico di Putin, Piotr Verzilov. Il quale, in un'intervista rilasciata al quotidiano inglese The Guardian, ha sostenuto che i sintomi accusati da Navalny improvvisa e abbondante sudorazione, difficoltà a coordinarsi e infine perdita di coscienza sono «molto simili ai miei». I dottori del Charité non poterono individuare il veleno somministrato a Verzilov, e parlarono di sostanze già eliminate dal suo organismo senza lasciar traccia. Anche i medici dell'ospedale di Omsk, dove Navalny è stato trattenuto prima che gli fosse consentito di essere trasferito in Germania, avevano negato che nel suo sangue ci fossero tracce di sostanze tossiche, diagnosticando però un banale disturbo del metabolismo.

Il fatto che in un primo momento avessero invece ipotizzato avvelenamento da un potente psicodislettico e poi avessero cambiato diagnosi dopo l'arrivo in ospedale di tre misteriosi personaggi descritti come agenti della sicurezza russa ha fatto sospettare pressioni dall'alto su di loro per nascondere la verità.

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