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Nei ghetti del crimine col pugno di ferro

Non ci devono essere zone franche per la criminalità. Andrò al Parco Verde. Così Giorgia Meloni nel giorno del primo consiglio dei ministri dopo Ferragosto

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Non ci devono essere zone franche per la criminalità. Andrò al Parco Verde. Così Giorgia Meloni nel giorno del primo consiglio dei ministri dopo Ferragosto. Certo ci sono i temi economici urgenti sul tavolo, ma le istituzioni hanno risposto presente subito e al massimo livello. Una reazione di sensibilità non scontata, la presa d'atto che la cronaca nella sua durezza ci racconta con un pungo in faccia pezzi del paese reale. L'estate violenta dei nostri adolescenti è diventata un caso politico. Lo avevamo in qualche modo preannunciato sul Giornale scrivendo a caldo sullo stupro di gruppo di Caivano e chiudendo l'analisi complessiva anche su altri episodi dicendo che lo Stato non può girarsi dall'altra parte, come avviene a Milano con la giunta Sala. Lo Stato ci deve mettere la faccia e bene ha fatto la premier a rispondere all'invito di Padre Patriciello. Quel quartiere ghetto, aveva detto subito il parroco anticamorra, nemmeno sarebbe dovuto esistere, ingegneria urbana artificiale che non diventa mai ingegneria sociale, nel senso della coesione, della formazione e della sicurezza. Un territorio in mano agli spacciatori di droga, degrado, ricatto e nessun futuro. È questo il contesto in cui due ragazzine sono state violentate per mesi da un gruppo di quindici giovanissimi tra cui due figli di boss. Come dicevamo nella nostra analisi internet c'entra, a coprire un vuoto o addirittura ad alimentare una perversione o un business del deep web. Ma non basta ovviamente. Quando un intero territorio si trasforma in un inferno perfetto è come se una democrazia avesse abdicato al suo mandato di uguaglianza, relegando alcuni cittadini incolpevoli ad essere senza le stesse chance degli altri. Bene dunque ha fatto la Meloni a cambiare l'agenda. Bisogna andare di persona non solo per alluvioni e catastrofi varie ma anche per constatare che alcuni italiani sono meno italiani di altri. Lo Stato deve intervenire, anche in modo repressivo. Non deve far paura questo schema, non deve far gridare subito ai fantasmi reazionari. Ci vuole durezza e certezza della pena, poi subito però anche servizi e strutture che riqualifichino una periferia. Diritto all'istruzione, alla sanità, alla mobilità, offerte di lavoro e di cultura.

Bisogna ricostruire un mondo che sia nel Mondo e nel Tempo che viviamo, solo così i nostri giovani potranno trovare nella violenza l'orrore e non il linguaggio della normalità.

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