Nel 2013 l'allora sindaco di Firenze si scagliava contro l'abolizione della tassa: «Autogol del Pd»

Prima del «funerale» della Tasi annunciato da Renzi (il 16 dicembre si paga per l'ultima volta, promette il premier), c'era stato il funerale dell'Imu sulla prima casa, ma in quell'occasione Matteo Renzi non aveva comprato la corona funebre. Anzi, invece di plaudire al taglio dell'odiosa tassa, deciso tra l'altro da un governo Pd (premier Enrico Letta), l'allora sindaco di Firenze - pronto a sfilargli il posto a Palazzo Chigi - si divertiva a fare il gufo. Così, il premier che ora sfida la Ue scettica sul taglio della Tasi al posto di delle tasse sul lavoro («L'Europa non ci dia lezioni, decidiamo noi»), ancora nei panni di rottamatore diceva l'esatto opposto.

Eccolo, nel 2013, quando la maggioranza Pd sostenuta dal Pdl berlusconiano aboliva l'Imu prima casa, fustigare i compagni di partito: «Intervenire sull'Imu è una cambiale che si paga all'accordo con Berlusconi». Le tasse da tagliare sono altre, ammoniva Renzi: «Credo che sia giusto abbassare le tasse, ma mi piacerebbe capire da dove partire. Noi a Firenze siamo partiti dall'Irpef. L'Imu sulla prima casa, quando c'era, l'avevamo al minimo, ma su seconda, terza, quarta e quinta era al massimo». Tradotto: le tasse sulla casa le pagano anche i ricchi, non ha senso abolirle, meglio cominciare dall'Irpef che ha gli scaglioni di reddito e si può modulare per alleggerire i meno abbienti. Argomento molto forte per superare a sinistra (il fianco debole di Renzi nella base piddina) gli avversari del Pd, e prendersi il partito, cosa che poi avrebbe fatto qualche mese dopo.

Il taglio dell'Imu sull'abitazione principale, tassa molto più onerosa della Tasi che adesso Renzi vuole assolutamente abolire, era insomma per Renzi una vittoria di Berlusconi subìta dal Pd di Bersani e Letta. Inutile, poi, a sanare i conti pubblici. «La discussione sull'Imu ha superato il muro dell'allucinazione - tuonava Renzi -. Sono otto mesi che l'Italia parla dell'Imu, è la bandierina di Brunetta! Ma sapete il costo medio per la prima casa? Sono 236 euro all'anno, 20 euro al mese, meno di quello che potremmo recuperare solo con l'efficienza energetica. È stato uno specchietto per le allodole, per non discutere dei problemi reali».

Insomma il taglio della tassa sulla prima casa è una finta soluzione, serve solo a far cantare vittoria al centrodestra. Tutti concetti magistralmente riassunti da Renzi in una sua tipica formula in stile obamiano (i detrattori direbbero «supercazzola»): «Non ne possiamo più di discutere dell'Imu, è importante capire se lo Stato ci restituisce il diritto a sperare». E giù a ruota, tutti i renziani di prima e seconda linea, ora agguerriti sostenitori dell'abolizione della Tasi prima di tutto il resto, a strepitare contro il demagogico taglio del'Imu. Prendiamo Filippo Taddei, super-renziano responsabile dell'economia Pd: «In un Paese in cui il lavoro è tassato come in Italia, sei mesi dedicati a una tassa che in media vale 250 euro a famiglia sono tempo sprecato. Il Pd deve avere le idee chiare su quali sono le tasse da tagliare: quelle sul lavoro».

«Che senso ha che io, con il mio reddito, non paghi l'Imu sulla prima casa?», si chiedeva astutamente, davanti alle telecamere di Ballarò , l'attuale vicesegretario del Pd Debora Serracchiani.

Mentre il consigliere economico del premier, Yoram Gutgeld, bollava l'abolizione Imu come «un'operazione da Robin Hood alla rovescia, si prende ai poveri per dare ai ricchi, un cedimento alla destra populista». Ora, con la popolarità del governo in calo, per la Tasi preparano il funerale. Quando serve, si cambia verso.

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