Nel laboratorio Molise si giocano nella notte gli equilibri di governo

Le Regionali nell'Ohio d'Italia: alle 19 avevano votato solamente 129.125 elettori

Dal dimenticatoio alle luci della ribalta. Le elezioni regionali del Molise, forse anche a torto, si sono trasformate in una sorta di laboratorio dove verificare gli equilibri del futuro governo. I candidati erano 4 ma i nomi al fotofinish per l'ultima rincorsa erano soltanto due. Quello del candidato di centrodestra Donato Toma e del suo rivale Andrea Greco per M5s. Fuori concorso Carlo Veneziale del Pd, ex assessore allo Sviluppo Economico della giunta uscente di Paolo di Laura Frattura. Infine anche un candidato di Casapound, Agostino Di Giacomo, il primo dei quattro votare ieri mattina non appena aperti i seggi.

Anche se questa lettura del voto, nella più piccola regione a statuto ordinario, fosse ritenuta eccessiva nel frattempo il Molise ha dimostrato di esistere visto che a queste regionali hanno attribuito un significato nazionale tanto da arrivare a definire il Molise l'Ohio dell'Italia, perché in Usa la vittoria in quel piccolo stato è ritenuta vincolante per quella finale.

Nonostante le aspettative però non c'è stata una corsa ai seggi. Alle 19 avevano votato 129.125 molisani pari al 38,98 per cento. Alla stessa ora nelle consultazioni regionali del 2013, con i seggi aperti due giorni, aveva votato il 32,96 per cento degli aventi diritto. Nel 2013 alla fine votò il 61 per cento degli elettori ma le regionali coincisero con le politiche e si votò per due giorni.

I due candidati dati per favoriti non avrebbero potuto essere più diversi. Toma, 60 anni è docente all'Università del Molise e presidente dell'ordine dei commercialisti mentre il giovane candidato dei Cinquestelle ha la metà degli anni, 32, una laurea in Storia delle Dottrine Politiche e un passato da attore e tronista televisivo. In campagna elettorale è stata anche ripescata una sua imbarazzante parentela perché una sua zia aveva sposato un affiliato del clan Cutolo.

Greco era comunque il grande favorito della vigilia visto che M5s arrivava a queste elezioni dopo aver incassato alle politiche del 4 marzo scorso il 44,8 per cento ovvero 78mila voti con un forte distacco dal centrodestra con il 29,8 pari a 51mila voti e una distanza siderale dal centrosinistra che aveva raggiunto il 18,1.

E se pure il Molise vanta in tutto solo 331mila aventi diritto al voto e in molti comuni non è andata a votare neppure la metà degli elettori data la contingenza politica sia per M5s sia per il centrodestra la posta in gioco viene considerata alta. Una vittoria del centrodestra comporta un ridimensionamento delle ambizioni dei grillini.

Ma se dentro alla coalizione di centrodestra l'acchiappavoti fosse ancora una volta come alle politiche il leader leghista, Matteo Salvini, allora potrebbe essere lui a dettare le condizioni non solo agli alleati ma anche a Luigi Di Maio sui rapporti di forza per il prossimo governo. Di contro la conquista per la prima volta della presidenza di una regione da parte dei Cinquestelle rafforzerebbe la leadership di Luigi di Maio e la sua corsa verso Palazzo Chigi potrebbe essere facilitata.

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