"Nel prossimo governo...": il lapsus che spalanca le porte alla guerra contro Conte

Le parole sfuggite a Di Maio spalancano le porte alle tensioni giallorosse. Pd, 5s, Leu e renziani litigano sul rimpasto

"Nel prossimo governo...": il lapsus che spalanca le porte alla guerra contro Conte

Il governo è appeso a un filo. Le continue tensioni all'interno della maggioranza e soprattutto tra il premier ed Italia Viva potrebbero portare ad una crisi in tempi brevi. Giuseppe Conte per la prima volta, come riporta Repubblica, avrebbe aperto all'ipotesi di una verifica di governo. Lo scenario, come ha ricordato ilGiornale, potrebbe portare ad una sorta di commissariamento del premier, affiancato da tre vice. Ma a smuovere davvero le acque all'interno del fronte giallorosso è stato un lapsus del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. L'ex capo politico del Movimento Cinque Stelle lo scorso 4 dicembre si sarebbe lasciato scappare una frase piuttosto imprudente e pesante sul piano politico. Come ha riportato la Stampa, Di Maio avrebbe detto ai suoi: "La cosa che non avete capito è che io non sto facendo il doppio gioco nel difendere questo governo. Perché, se cade, io farò comunque parte del prossimo, come ministro". Una frase, rapidamente smentita, che ha due chiavi di lettura. La prima, più scontata, porta alla voglia ferrea di Di Maio di salvarsi la poltrona. La seconda invece apre lo scenario di un nuovo esecutivo senza Conte. Un'ipotesi che a quanto pare avrebbe spiazzato il Movimento. Dunque le mosse alle spalle di Conte sono partite. Ci sarebbero stati anche dei contatti fra Di Maio e Renzi.

Il leader di Italia Viva lo avrebbe addirittura indicato come prossimo premier in caso di nuovo esecutivo giallorosso. E l'ipotesi di un terremoto nell'esecutivo svela le carte degli alleati che sostengono Conte.

Su questo fronte è intervenuto Goffredo Bettini, dirigente nazionale dem: "Occorre rafforzare politicamente il governo. Deve essere più unito da un sentire comune, da un programma da realizzare insieme, dall'obiettivo di non considerare il Recovery Fund una torta da dividere, ma l'opportunità del riscatto italiano. Realizzato da una classe dirigente credibile, punto di riferimento certo per gli italiani. Da mesi il Pd ha posto questa questione. Non di posti nè di rimpasti. Ma di assunzione di responsabilità più alta che esige attenzione in ogni passaggio, collegialità, una qualità massima circa ogni proposta. Tanto più sul Recovery Fund, per ovvie ragioni". Frenano invece a sinistra. Leu infatti si dice contraria ad un rimpasto in tempi brevi: "Parlare di posti di governo in piena emergenza sanitaria è surreale. Piuttosto la maggioranza faccia una discussione seria sulle priorità del Recovery fund per risollevare un Paese ferito", ha affermato il senatore Francesco Laforgia.

Zingaretti invece chiarisce la posizione del Pd su un eventuale rimpasto che "in piena emergenza e con ancora le code avvelenate del contagio del Covid-19, non è prioritario. Non possiamo sprecare l'occasione che abbiamo di fronte", dice in riferimento anche ai 209 miliardi in arrivo dall'Europa. E sul rimpasto è intervenuto anche il capo politico dei grillini, Vito Crimi: "Il rilancio di cui parla Zingaretti è lo stesso che condividiamo anche noi. Il Governo sta lavorando e questo fatto deve essere percepito. Dobbiamo presentare il piano del Recovery Fund ai cittadini e chiarire come spenderemo queste risorse straordinarie per il nostro paese proiettandosi nel futuro.

Rimpasto? Non sono i nomi che contano, ma quello che facciamo", ha affermato ad Agenda su Sky tg 24. Insomma attorno a Conte si stringe il cerchio. Ma di certo il lapsus di Di Maio avrà conseguenze pensanti in questa corsa sfrenata a salvarsi la poltrona...

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