Coronavirus

"Nel Santo Sepolcro risuona il vuoto del mondo"

Il custode di Terra Santa: «Qui è tutto deserto, ma a riempire ogni cosa è la fede»

"Nel Santo Sepolcro risuona il vuoto del mondo"

È una Pasqua insolita, senza fedeli, in una Gerusalemme completamente vuota. Un'atmosfera che «rispecchia il senso di vuoto, di sgomento e di angoscia che sta vivendo l'umanità intera». Ma dalla città santa arriva un messaggio di speranza: «Nessuna notte è così lunga e così forte da non essere prima o poi vinta dall'aurora e dal sorgere del sole. Anche il coronavirus passerà, pur con un grande carico di sofferenza, ma passerà». Parla al Giornale frate Francesco Patton, custode di Terra Santa, che proprio stanotte ha celebrato la messa di Pasqua nel Santo Sepolcro, dove ha pregato per l'umanità intera.

«Quella di quest'anno è chiaramente una Pasqua diversa, perché generalmente la Città Vecchia si riempie di pellegrini, mentre in questo momento è presidiata solo dalle forze dell'ordine: è una città vuota. Ma direi che questo vuoto rispecchia anche il senso di vuoto, di sgomento e di angoscia che sta vivendo l'umanità intera. In questo luogo che per noi cristiani è il luogo più santo - qui c'è il Calvario dove Gesù ha dato la vita per noi, qui c'è il Santo Sepolcro dove Gesù è deposto - noi sentiamo che lo sgomento del mondo va riempito con un annuncio di fede, che porta speranza. Era vuoto e sgomento anche il cuore dei discepoli 2.000 anni fa, quando Gesù è morto. E la resurrezione era qualcosa che nessuno si aspettava; proprio quella Resurrezione ha rimesso in moto persone che erano ormai sconsolate e in fuga dalla vita».

Come vive questa Pasqua?

«Da un lato sperimento un senso di anormalità, di stranezza e di vuoto. D'altra parte sento che è proprio qui che troviamo la risposta più importante, che è la risposta della fede. Venerdì abbiamo celebrato la Via Crucis per le strade vuote; mi ha dato un senso di stranezza. Ma al tempo stesso la Via Crucis non è l'entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, è il prendere su di sé il dolore e la sofferenza del mondo. Il senso è stato mettere nelle mani di Dio tutta la sofferenza del mondo e anche tutto lo sgomento che le persone provano di fronte alla malattia e alla morte».

Che sentimento suscita vedere il Santo Sepolcro chiuso? Non accadeva dal 1300...

«Lungo la storia ci sono stati momenti in cui è stato impossibile avere fedeli, anche dopo il 2000, con lo scoppio della seconda Intifada non c'erano pellegrini; le chiese non erano chiuse come adesso per tutelare la salute dei fedeli, ma comunque non erano certamente raggiungibile come in questi ultimi anni».

Entrare nel Santo Sepolcro significa andare ad attingere l'acqua e la speranza laddove la fede cristiana ci dice che Gesù Cristo ha vinto il male e la morte.

«Nella preghiera del venerdì santo e nella notte di Pasqua, in un silenzio assoluto, mi sono fermato davanti al Santo Sepolcro, ho affidato a colui che ha vinto la morte tutte le persone che in questi giorni stanno soffrendo. C'era l'umanità intera, e ho attinto da questa sorgente di vita una speranza da trasmettere agli altri».

Dalla Terra Santa, una terra di pace, che messaggio vuole mandare ai fedeli di tutto il mondo?

«Il messaggio della Pasqua è straordinariamente bello e sconvolgente, in cui si dice che la morte è vinta, ma al tempo stessa è un messaggio estremamente forte e perfino duro per certi aspetti, perché la Pasqua viene dopo il venerdì santo, dopo l'esperienza di una sofferenza estrema, dopo l'esperienza della morte. Gesù vince la morte non evitandola, non schivandola, non scappando ma attraversandola. Il messaggio della Pasqua è allora questo: dentro la nostra esperienza umana la morte c'è, è inutile costruirci un mondo illusorio dove la morte non esiste, ma dentro l'esperienza cristiana sappiamo che si fa Pasqua, si passa attraverso l'esperienza del morire, per avere una vita ancora più piena, quella in Cristo».

Il Santo Sepolcro unisce cristiani di oriente e di occidente...

«È una cosa bellissima. Abbiamo celebrato la messa di Pasqua sabato mattina, perché così prevede lo status quo, mentre le chiese orientali (ortodossi, armeni) la celebrano domenica prossima. Pochi giorni fa sono stati gli ebrei a celebrare la Pasqua.

Qui in Terra Santa avremo una pasqua prolungata di due settimane».

Commenti