Ieri mattina i numeri erano ancora in bilico. Servono almeno venti deputati per formare un nuovo gruppo (con relativi uffici, staff e finanziamenti) a Montecitorio, e non era chiaro se Matteo Renzi li avesse. O almeno dal Nazareno si tentava tutto il possibile per trattenere gli incerti e impedire alle file della scissione di ingrossarsi.
A sera l'ex premier ha annunciato: con lui ci saranno «25 deputati e 15 senatori». E questi ultimi sono quelli che «pesano» di più ai fini della maggioranza: si dice che da Forza Italia ne potrebbero arrivare almeno due.
«Cercano di comprarseli uno per uno per evitare che vengano con noi», si era lamentato Renzi nei giorni scorsi, quando diversi esponenti a lui vicini erano stati indicati come sottosegretari. Il lavorio si estende anche oltre confine: ieri, ad esempio, è arrivata notizia dall'ufficio stampa dei Dem della nomina di Pina Picierno a «vice presidente della delegazione degli europarlamentari Pd, con delega alla tesoreria». La Picierno è una degli europarlamentari in quota Renzi, che potrebbe essere tentata di seguirlo (come farà probabilmente presto Nicola Danti, appena entrato nel parlamento di Strasburgo subentrando al dimissionario Roberto Gualtieri, diventato ministro dell'Economia). L'incarico, arrivato ieri, ha il sapore dell'incentivo a restare.
Il gruppo alla Camera si farà, nei prossimi giorni: Roberto Giachetti, già candidato «turbo-renziano» alla segreteria del Pd antagonista di Zingaretti, ieri ha rotto un silenzio che durava da giorni per annunciare che sarà della partita, con i parlamentari a lui vicini..
Al Senato, il socialista Nencini potrebbe dare la propria disponibilità ad usare il simbolo «Insieme», con cui è stato eletto (e che ha diritto anche a ricevere il 2 per mille di contributi volontari), per costituire un gruppo autonomo. «Centristi, radicali, azzurri: in molti ci fanno sapere di essere interessati. Si parte con il minimo tecnicamente indispensabile, ma poi ci allargheremo», assicurano i renziani.
Al Nazareno si guarda con preoccupazione anche all'impatto economico della scissione: senza i contributi dei transfughi, al partito verranno a mancare oltre due milioni di euro. Ma si guarda con apprensione anche a quanto può avvenire nei territori, tanto più laddove si deve votare per Regionali e Comunali. La nascita di gruppi renziani potrebbe terremotare diverse giunte. In Puglia il segretario regionale ha convocato lo stato maggiore del partito per capire le conseguenze dell'uscita dal Pd di Teresa Bellanova, ministra e pugliese influente.
A Milano la componente renziana ha un forte peso anche organizzativo grazie alla ex vice di Pisapia Ada Lucia De Cesaris. In Campania hanno peso le uscite del parlamentare Gennaro Migliore e del sindaco di Ercolano Bonajuto, in Liguria quella di Raffaella Paita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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