Cronache

Nella finale del football machista le ragazze pon pon sono uomini

Al Superbowl, con i Rams, debuttano due ragazzi. Ormai star

Nella finale del football machista le ragazze pon pon sono uomini

L'America svolta, anzi ritorna alle origini. Quinton Peron e Napoleon Jinnies sono pronti, si esibiranno il tre febbraio nella finale del Superbowl ad Atalanta. Non in campo come quarterback o wide receiver ma ai bordi del rettangolo, agitando pompon, secondo antica tradizione maschile, siamo nei primi del Novecento, poi «rubata», concessa e posseduta in esclusiva dalle donne. Balleranno e inciteranno i Los Angeles Rams.

Non si tratta di Village People ma per la compagnia ubriaca degli Oakland Raiders, lo scorso diciotto agosto, così vennero fischiati e ululati, quando Quinton e Napoleon si sono presentati addobbati all'uopo e dotati dei pompon di repertorio per sostenere i Los Angeles Rams. Gli strilli di quel manipolo di tifosi, fradici di birra, non hanno lasciato il segno, i due ballerini, Peron&Jinnies sono pronti all'evento, non sono veri debuttanti, l'anno scorso risultarono tra i migliori quaranta dei settantasei finalisti dei provini lanciati dai «montoni» di Los Angeles, loro due, unici uomini nel gruppo di trentotto ragazze, primi rappresentanti maschili nella NFL.

In verità esisterebbe un precedente, a parte quello della bella epoque: trattasi degli Atlanta Falcons, che, negli anni 1987 e 1988, contavano 12 ballerini, la metà della formazione composta da ventiquattro cheerleaders. I collezionisti di statistiche aggiungono che l'altra franchigia, quella dei New Orleans Saints, presenta un ragazzo nel team di majorettes (sorry), Jesse Hernandez.

Ma stavolta è il Superbowl, dunque l'evento, non una partita qualunque, l'appuntamento che riunisce repubblicani e democratici, bianchi e neri, Trump e Obama. Non è folklore, è un mestiere da professionisti, regolato da associazioni e federazioni, anche europee. I Baltimora Colts furono i pionieri nel 1954 a introdurre ufficialmente le ragazze a bordo campo che sono diventate ormai un must dello sport, alcune con uno show televisivo a loro dedicato. Chi diventa cheerleader intraprende una attività che frutta dollari, oltre a una popolarità incredibile ma deve rispettare regole severe, niente alcol, niente fumo, almeno questo sta scritto all'atto della firma contrattuale. Quinton e Napoleon concedono interviste, si fanno fotografare, sono una bandiera contro la discriminazione in una disciplina ritenuta anche omofoba e che, alle cheerleaders, impone regole maligne: non possono corteggiare i ragazzi delle squadre ma possono essere oggetto di corteggiamento dagli stessi.

Ma con Quinton e Napoleon giocano in casa.

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