Cronache

Nella guerra al Natale finiscono al macello anche il bue e l'asinello

A Belluno i quadrupedi "spaventano". A Trieste ok all'albero ma niente capanna. Ma c'è anche chi rivendica la natività

Nella guerra al Natale  finiscono al macello  anche il bue e l'asinello

Passi per l'albero, ma il presepe no: è un simbolo religioso. Tutt'al più, può essere esposto durante l'ora di religione. Una tesi singolare s'avanza nel dibattito che da giorni scuote l'Italia. Viene da Trieste e reca il marchio dell'istituto comprensivo che porta il nome di Iqbal Masih, il bambino pachistano, operaio e sindacalista, diventato vessillo della lotta contro il lavoro infantile. La linea è chiara: il Natale va festeggiato laicamente. Per questo, spazio all'universale Babbo Natale oltre che all'immancabile abete, ma porte sbarrate per la greppia, Gesù Bambino, Maria, Giuseppe, pastori e animali vari.«La nostra carta dei servizi spiega dalle colonne del Piccolo il dirigente scolastico Andrea Avon - dice che i messaggi di carattere confessionale possono avere luogo solo durante le lezioni di religione o al di fuori dell'orario, come la messa di inizio anno». Insomma, chi vuole il presepe lo faccia, se crede, anche in classe. Ma lo esponga solo durante l'ora di religione. «La scuola non ha né un credo da proporre, né un agnosticismo da privilegiare. Qui si insegnano valori di convivenza più importanti d'un presepe», aggiunge il preside, prima di lanciarsi in un paragone (per lui) chiarificatore: «L'albero ha una matrice storica diversa: se non sottende messaggi confessionali non lo vieto. Non ci opponiamo ad Halloween, al Carnevale e dunque neppure al Natale». Nessuna obiezione neppure ad andare in ferie in nome del Natale cristiano: «Perché, vi pare che il Natale sia una vacanza religiosa? Si sta a casa per riposarsi, stare in famiglia. Se le ferie fossero a fine gennaio saremmo contenti uguale».Un pensiero che si diffonde inarrestabile. Ad Agordo, nel Bllunese, la scuola materna ha dichiarato ospiti non graditi San Nicolò e il suo asinello, emblemi di una tradizione natalizia da queste parti portata avanti da quei chierichetti incalliti dell'Auser, l'associazione di volontariato della Cgil: per gli insegnanti il quadrupede potrebbe spaventare i fanciulli. La tutela del quieto vivere avrebbe invece consigliato l'abolizione della recita alle materne di Selva di Cadore: per non turbare l'animo di due scolari non cattolici, le maestre adducendo anche l'impossibilità di preparare per tempo l'evento per carenze di personale avrebbero rinunciato a portare in scena la Natività. A Fonte Nuova, alle porte di Roma, appuntamento decembrino confermato all'asilo comunale «Peter Pan», ma con copione rivisitato in chiave contemporanea: via il Bambinello, demodè. Ed al posto dei Re Magi statuine raffiguranti migranti, per non offendere musulmani e figli di single e divorziati. «Ho invitato le docenti a usare cautela nei confronti dei bambini che per scelte religiose dei loro genitori o situazioni familiari potevano essere discriminati», ha messo nero su bianco il preside Antonio Sansotta. Troppo persino per il sindaco Pd Fabio Cannella: «In un momento difficile e di forte crisi d'identità, dovremmo stringerci attorno alle radici che contraddistinguono la nostra cultura».Esattamente così la pensano all'istituto d'istruzione superiore di Sacile, nel Pordenonese, dove il dirigente scolastico Alessandro Basso ha deciso di tirar fuori il presepe, soppresso negli anni passati. «Dopo i fatti di Parigi, proprio per dare un messaggio dice Basso l'ho voluto fortemente. Fa parte della nostra tradizione ed è giusto che venga riscoperto».

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