Nelle due pistole della ex di Calderon i segreti dell'assassino di Diabolik

Oltre all'ultrà laziale e a un narco albanese, l'argentino ha commesso un terzo omicidio. Ma senza armi niente prove

Nelle due pistole della ex di Calderon i segreti dell'assassino di Diabolik

Delitto Piscitelli, un omicidio nella guerra per il controllo della capitale pieno di lati oscuri. «Vengono qua a fa' casotti e ce rimettono la vita. Tutti e tre ce l'hanno rimessa Fra'». È l'intercettazione ambientale del 20 aprile scorso quando Enrico Bennato - arrestato con Francisco, alias Raul Esteban Calderon, 51 anni argentino, per l'omicidio Diabolik e di un affiliato albanese, Selavdi Shehaj, detto Simone - discute con un amico, Francesco Daffina. L'uomo parla di tre esecuzioni, ma la polizia li arresta per due omicidi: Piscitelli e Selavdi. Chi è il terzo che avrebbe sparato a Leandro Bennato, attentato pagato con la vita?

Due gruppi contrapposti, quello del Diablo, sempre più in ascesa sul traffico di cocaina e sul recupero crediti legati alla droga, appoggiato dalla tifoseria ultrà legata alla destra romana e dai picchiatori albanesi, e quello dei fratelli Bennato, nipoti del boss di Casalotti Walter Domizi, il Gattino, che conta su una batteria di sicari freddi e senza scrupoli. Rapinatori professionisti come Raul, che i parenti in Argentina chiamano invece Gustavo, assoldati per fare piazza pulita dei narcos emergenti. Fra inseguimenti a colpi di pistola, gambizzazioni e attentati mortali gli investigatori avrebbero stretto il cerchio su due casi insoluti. Il primo, quello su cui puntano maggiormente le indagini, è avvenuto il 25 gennaio 2020, ovvero a cavallo fra l'omicidio Piscitelli del 7 agosto 2019 e di Simone, al Bora Bora di Torvaianica, il 20 settembre 2020. Gentian Kasa, 45 anni albanese legato alle ndrine di San Basilio e alla camorra del Casilino, è in regime di semilibertà. Passa il sabato sera con la moglie, tra il Nuovo Salario e il Tufello, poi esce per tornare in cella. Il killer lo aspetta sotto al portone e con una 7,65 gli spara contro quattro colpi. Il quinto, una volta a terra, alla testa, per essere sicuri di non sbagliare. Un'azione, sottolineano gli inquirenti, di una precisione millimetrica. L'arma del resto è di piccolo calibro, va usata a distanza ravvicinata. È la stessa 7,65 tenuta assieme alla 9x21 usata per uccidere Diabolik? L'ex di Raul mette a verbale che la 7,65 era la sua pistola, quella con cui faceva rapine. Ma si inceppava spesso, quindi la sostituisce con la Beretta parabellum sottratta a un gioielliere durante un assalto. Le due armi Rina Bussone le nasconde in un vaso in giardino, Raul le prende, a sua insaputa, poco prima dell'arresto della donna proprio per quella rapina. Con una uccide Diabolik e Simone, poi la fa sparire, l'altra sarebbe stata utilizzata per eliminare Kasa. La prova regina per i tre omicidi sarebbe la comparazione balistica con i proiettili e i bossoli sequestrati. Se si trovassero le armi.

Ma c'è un altro caso misterioso: l'omicidio alla Magliana di Andrea Gioacchini, 34 anni, sorvegliato speciale appena uscito di galera.

Con il fratello Sergio viene assunto da Tamara Pisnoli, ex moglie del calciatore Daniele De Rossi, per picchiare e seviziare chi non paga i debiti. Il 10 gennaio 2019 viene centrato alla testa da 3 proiettili 7,65, il calibro usato poi per Kasa. È la stessa pistola che Calderon prenderà alla Bussone assieme alla 9x21?

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