Cronaca nera

Neonato morto, ospedale sotto accusa

Il papà: "Mia moglie stravolta, aveva chiesto di tenerlo al nido". Test tossicologico negativo

Neonato morto, ospedale sotto accusa

«La mia compagna arrivava da un travaglio di 17 ore, non si reggeva più in piedi. Aveva chiesto di portare il bambino al nido per riposarsi ma le hanno detto di no. L'hanno abbandonata». È uno sfogo con una precisa accusa quello del padre del neonato soffocato all'ospedale Pertini di Roma nella notte fra il 7 e l'8 gennaio mentre la madre lo stava allattando. La donna, negativa al tossicologico, si è addormentata tenendolo in braccio e probabilmente lo ha schiacciato senza volerlo con il suo corpo.

«Ora vogliamo giustizia anche per le altre mamme e gli altri piccoli» dicono i genitori, distrutti dal dolore inaspettato. La donna, 29 anni, era stremata dal parto ma, per le regole anti Covid, nelle ore successive non aveva nessuno ad aiutarla di fianco al letto, nè parenti nè personale sanitario. I risultati dell'autopsia sul corpicino del bimbo, nato apparentemente sano, arriveranno tra 60 giorni. Sul caso è stato aperto un fascicolo della Procura di Roma contro ignoti: si indaga per omicidio colposo. Gli inquirenti hanno acquisito una serie di documenti in ospedale, compresa la cartella clinica della donna. La Asl Roma 2 precisa che, «come da prassi, ha attivato immediatamente un audit clinico per verificare la correttezza e l'aderenza alle best practice e l'appropriatezza delle procedure, ed ha consegnato alla magistratura tutta la documentazione in possesso al fine di consentire uno svolgimento delle indagini che conduca, il più rapidamente possibile, a ricostruire la dinamica degli avvenimenti e ad accertare eventuali responsabilità». La Asl tiene comunque a sottolineare in una nota che «l'ospedale Pertini è punto di riferimento per la città di Roma»: nel 2022 ha contato «916 parti con un trend in crescita rispetto agli anni precedenti».

Da chiarire se ci sia stata noncuranze nei confronti delle richieste della donna da parte delle ostetriche o no. Il personale sanitario ha lasciato il bimbo nel letto con la mamma seguendo la pratica del rooming-in, «consolidata nel contesto nazionale ed internazionale per sostenere il contatto tra neonato e mamma, sin dalle prime ore dopo la nascita».

Sia l'Organizzazione mondiale della sanità sia l'Unicef promuovono questo modello organizzativo, che permette al piccolo e alla neomamma di condividere la stanza 24 ore su 24. Per questo motivo il rooming-in viene attuato anche nell'ospedale Pertini, dove tutte le puerpere vengono informate dei rischi connessi alla gestione del bambino, venendo peraltro edotte, anche con la sottoscrizione di un modulo, sulle azioni da effettuare per evitare il verificarsi di eventi avversi.

«Quanto è successo al Pertini è un fatto tragico che ha dell'incredibile, la magistratura farà il suo corso perché le concause possono essere diverse: al vaglio degli inquirenti ci sono tutte le ipotesi, starà a loro decidere cosa è effettivamente accaduto» spiega Silvia Vaccari, presidente della Fnopo, la Federazione nazionale Ordini professione di ostetricia. «Non possiamo escludere nessuna causa - evidenzia Vaccari - tanto meno che si tratti di un caso di Sudden infant death syndrome (Sids), o morte in culla, ovvero il decesso improvviso e inspiegabile di un bambino al di sotto dell'anno di età.

Lo stabilirà solo il medico legale ad autopsia avvenuta».

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