"In nero l'80 per cento di chi ottiene il reddito". Ed è boom di stranieri

Tra Napoli e Sicilia i furbetti del sussidio E molti rinunciano per non rischiare controlli

"In nero l'80 per cento di chi ottiene il reddito". Ed è boom di stranieri

Un aiuto mensile anche di poche decine o centinaia di euro, elargito dallo Stato come reddito di cittadinanza, può far sempre comodo, giusto? E invece no. Il fenomeno si inizia registrare nei Caf ed è molto interessante: numerosi beneficiari del reddito di cittadinanza, specialmente al sud, una volta ricevuta la comunicazione dell'importo dall'Inps stanno chiedendo di rinunciare al sussidio. Ohibò, ma perché mai? L'Inps non dà una spiegazione ufficiale ma suggerisce una chiave di lettura. La norma che istituisce il reddito di cittadinanza prevede infatti, oltre al sussidio gentilmente finanziato dalle tasse di chi lavora, alcuni obblighi per il sussidiato, tipo accettare delle proposte di lavoro magari non sotto casa, rendersi disponibili per lavori socialmente utili per qualche ora alla settimana. E poi comporta una maggiore attenzione del Fisco sui propri redditi, con la minaccia di 6 anni ci carcere per chi viene scoperto a fare il furbo. Tutte incombenze e rischi che chi ha chiesto il reddito di cittadinanza (sperando in un importo più alto) ma ha già un lavoro in nero o gode già di un sussidio a cui non avrebbe diritto, non vuole minimamente sobbarcarsi, perché il rischio di essere scoperti non vale certo i pochi euro in più del reddito grillino («circa il 56% dei beneficiari percepirà meno di 500 euro mensili» certifica Itinerari Previdenziali).

Ecco spiegato il motivo più plausibile della domande di rinuncia che stanno pervenendo agli uffici dell'Inps («soprattutto in Sicilia» ci spiegano), il quale Inps non ha neppure una procedura per la disdetta del sussidio, ipotesi non prevista dalla legge che evidentemente non ha messo in conto il calcolo di chi fa domanda da disoccupato nullatenente ma in realtà lavora in nero e guadagna di più così .

Un caso tutt'altro che raro a quanto pare. Su Facebook c'è la testimonianza di Domenico Lopresto che gestisce un Caf a Secondigliano e rappresenta l'Unione degli inquilini. Racconta i casi che gli capitano sotto gli occhi, omettendo solo nomi e cognomi: «È un bravo muratore. A nero lavora con un architetto. Gli passa una ventina di lavori ad opera chiusa all'anno. Prende il reddito di cittadinanza». E ancora: «È a nero in uno scasso e prende 250 euro a settimana, ha moglie, non ha figli. Vive in un alloggio popolare, ha preso 900 euro (compresi gli arretrati) per il reddito di cittadinanza». Racconta il responsabile del Caf: «Nelle nostre sedi dice Lopresto a Giornalettismo sono arrivate in tutto circa 400 richieste d'aiuto per la presentazione della domanda per ottenere il reddito di cittadinanza. L'80% di queste richieste proviene da un'utenza che ha già un lavoro in nero». I falsi indigenti rischiano grosso ma un controllo capillare sarà molto difficile, le falsificazioni dell'Isee sono frequentissime e le verifiche facilmente eludibili.

Nelle latitudini dove si riesce a farsi passare per invalidi, ottenere il reddito di cittadinanza è un gioco da ragazzi. I numeri diffusi dall'Inps fotografano un assalto localizzato soprattutto in alcune regioni del sud. Del milione e passa di domande arrivate al 30 aprile (1.017.900) è la Campania che guida la classifica con 172.175 domande (99mila solo a Napoli), seguono Sicilia (161.383), Lazio (93.048), poco più giù Puglia (90.008) e Calabria (70.300).

Moltissimi sono stranieri, come segnala la deputata di Forza Italia Deborah Bergamini: «Gli stranieri sono virtualmente la terza regione con 116mila domande, dopo Campania e Sicilia. Questo smentisce chi sosteneva che il reddito sarebbe finito solo nelle tasche dei cittadini italiani». Stranieri o italiani, chissà quanti furbetti del sussidio a sbafo.

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