Eccesso di concentrazione e silenzio dei media e delle istituzioni. Nella sordina che accompagna la fusione tra la Repubblica e la Stampa e i rispettivi gruppi editoriali qualche voce isolata prova ad accendere i riflettori sulle incognite dell'operazione. Prima ci ha provato Fedele Confalonieri a far notare che «l'operazione è irregolare e nessuno dice nulla. È irregolare e dovrebbe essere nullo il contratto. Non si tratta di una questione Antitrust. La legge dell'editoria dice che non puoi avere più del 20% del mercato come tiratura. Con Stampa, Repubblica, Secolo e Finegil arrivano al 23%». Ora la questione si sposta nelle aule parlamentari. È Maurizio Gasparri a prendere carta e penna e sollecitare il governo a prendere una posizione ufficiale. L'affondo è contenuto in una interrogazione depositata e indirizzata tra gli altri al presidente del Consiglio. La domanda è secca: deve essere considerata nulla una operazione che porta a concentrare in un unico soggetto il 23% del mercato editoriale e rappresenta «una palese violazione delle regole vigenti?». Una richiesta di chiarimento e una iniziativa di sindacato ispettivo che pare abbia suscitato nervosismo e diversi malumori dalle parti del Gruppo l'Espresso.
Gasparri, però, è deciso a sollevare la questione. «Ho presentato un'interrogazione al presidente del Consiglio, che poi invierò come esposto alla procura della Repubblica di Roma e di Torino, all'autorità Antitrust e all'autorità delle Comunicazioni, sulla clamorosa vicenda Repubblica-Stampa, la cui fusione societaria viene portata avanti in pieno spregio delle norme vigenti» spiega il senatore azzurro. L'operazione a cui si fa riferimento prevede la confluenza di tre quotidiani nazionali - La Stampa, La Repubblica e Il Secolo XIX - di 17 testate locali, due concessionarie pubblicitarie, oltre il 30% di Persidera (multiplex digitali) e diverse radio nazionali in unico gruppo capitanato da Cir. La holding della famiglia De Benedetti controllerà quindi un polo dell'informazione con un giro d'affari pari a 750 milioni di euro e una tiratura dei quotidiani, in base agli ultimi dati Agcom disponibili, pari al 23% del mercato.
«Nell'interrogazione chiedo di sapere se il contratto di fusione tra Espresso e Itedi (la società che controlla Stampa e Secolo XIX, ndr) debba essere considerato nullo. Chiedo di sapere quali siano le valutazioni del governo e di chi è chiamato a vigilare, e se non si ritenga di dover promuovere presso le autorità le opportune iniziative». Bisognerà a questo punto verificare se Palazzo Chigi sceglierà di rispondere oppure sceglierà il silenzio, trincerandosi dietro il fatto che il contratto non è ancora stato depositato e si perfezionerà solo nel 2017.
Il motivo per cui Gasparri ha deciso di procedere alla presentazione di questa interrogazione, spiega, è legato al clima che sta accompagnando questa operazione. «Sono sorpreso dal silenzio che accompagna questa vicenda, a partire dal sindacato dei giornalisti.
Ovviamente si è notata l'afasia di quelli pronti ad abbaiare alla luna in ogni occasione ma che non disturbano le manovre dei propri dante causa. Il partito di Repubblica è presente e attivo, e distribuisce bavagli a tanti suoi seguaci».
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