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"Nessun patto per le poltrone". La farsa di Di Maio e Tabacci

Il ministro presenta il nuovo partito con l'ex dc che gli evita di raccogliere le firme. Un'ape nel simbolo

"Nessun patto per le poltrone". La farsa di Di Maio e Tabacci

Sembra passata una vita. Eppure, senza scomodare i «vaffa» delle origini, solo un mese fa Luigi Di Maio ha lasciato i Cinque stelle. Da ieri però si presenta da leader di una «nuova forza moderata», «contro gli estremismi» che guarda «ai prossimi decenni». In conferenza stampa a Roma nel centro congressi a due passi dalla Farnesina presenta il suo nuovo partito, Impegno Civico, nato dall'alleanza con il centro democratico di Bruno Tabacci. Guai però a parlare di un accordo elettorale solo perché Tabacci ha evitato a Di Maio la scomoda raccolta delle firme necessarie per quei simboli che non hanno avuto una rappresentanza in parlamento autonoma dall'inizio della legislatura. Non è stata questione di firme ma è una condivisione di «valori», dicono. Il simbolo del partito «riformista» è un cerchio con un'ape stilizzata a richiamare «la nostra coscienza ecologica». È il compimento di una metamorfosi, quella di «Luigi», che è iniziata nell'ultimo «anno e mezzo - certifica Tabacci - È più giovane dei miei figli: questo è un passaggio generazionale, un investimento per il futuro».

Applaudono in platea gli ex grillini diventati dimaiani con la scissione. Ci sono Castelli, Azzolina. Conduce l'evento Emilio Carelli. E c'è il fedelissimo Vincenzo Spadafora ad aprire la presentazione, con un tratto di penna definitivo sul principio cardine del loro ex Movimento, quello della politica intesa non come professione: «Il nostro valore aggiunto? L'esperienza di questi anni, abbiamo acquisito i meccanismi per governare, è fondamentale sapere come si fa, sapere come si gestisce un governo e un Paese».

Di Maio spiega il nome del partito e cita Francesco: «Ci rifacciamo alle parole del Papa sulla responsabilità civica: nessuno può sottrarsi a questo impegno a favore del proprio Paese». Il faro del nuovo soggetto riformatore, ripete Di Maio, sarà il programma del governo di Draghi «che Conte, Salvini e Berlusconi - insiste - hanno deciso di buttare giù alla ricerca di nuovo consenso, non certo per l'interesse della nazione». Il ministro si rivolge anche ai sindaci, ai quali propone di lavorare insieme per cancellare nella prossima legislatura le dieci norme che «rendono la vita degli amministratori locali un inferno». La prima a cui mettere mano è la norma sull'abuso d'ufficio, «che causa la paura della firma». Del resto Di Maio aveva iniziato tempo fa a chiedere scusa a quei primi cittadini usciti innocenti da inchieste che i grillini duri e puri avevano usato come clave politiche. Altri tempi.

Oggi fa un appello per un fronte riformista «unito» contro «estremisti che hanno messo al centro la politica estera di Putin», e chiede una commissione d'inchiesta a inizio della nuova legislatura sui rapporti tra leader politici e ambienti russi.

Nel programma di Impegno civico ci sono anche misure per i più giovani, annuncia il leader, come quella per concedere un anticipo a tasso zero garantito dallo Stato per l'acquisto della casa. «Chi si vuole fare una famiglia ha bisogno di cercare una casa: per fare un mutuo ci sono tasse alte e anticipi che sono il vero problema. Proponiamo un anticipo a tasso zero garantito dallo Stato».

Alla fine Tabacci, nel rivendicare la postura «europeista» della

formazione, tira una stoccata a Calenda: «Azione non deve raccogliere le firme perché ha il simbolo di Più Europa, che esiste grazie a me e al Centro democratico. Se può presentarsi alle elezioni è dunque anche merito mio».

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