"Nessuna infermità, l'accoltellatore ritorna in cella"

Il maliano che ha ferito tre persone: "Soffro di disturbi psichici". Ma le perizie hanno dato il via libera all'arresto

"Nessuna infermità, l'accoltellatore ritorna in cella"
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Dichiarando di soffrire di «disturbi psichiatrici», Sagou Gouno Kassogue pensava di essersela cavata. E per questo, dopo il fermo immediato confermato in prima battuta da una perizia, era stato scarcerato e affidato all'infermeria della prefettura di Parigi.

Ieri il colpo di scena: via libera al ri-arresto, in carcere. Nuove verifiche sul 32enne maliano (che sabato ha assalito dei passanti alla Gare de Lyon con coltello e martello) hanno stabilito che è perfettamente in grado di stare dietro le sbarre in attesa di rispondere di «tentato omicidio», spiegano gli inquirenti.

Per ora, la procura antiterrorismo è alla finestra, ma solo perché non c'è stata rivendicazione religiosa né il grido «Allah u Akbar». Si scava nell'account TikTok con 44mila iscritti dove Kassogue minacciava i transalpini: «Odio tutti i francesi». E allarma un altro video del 2 dicembre 2023 in cui pregava Allah di accoglierlo «tra tre mesi nel suo paradiso». Le indagini proseguono in stretta cooperazione tra Roma e Parigi. Mentre monta la polemica sui controlli alle frontiere e sui senza fissa dimora come Kassogue alle stazioni. Il leader di Reconquête, Eric Zemmour (la destra meno rappresentativa), ha chiesto la sospensione di Schengen per gli stranieri extra-Ue, anche se regolari.

Il 32enne maliano aveva in tasca un permesso di protezione sussidiaria rilasciato in Italia, dov'era sbarcato nel 2016. Ciò gli ha consentito di spostarsi liberamente nell'Ue. Il parroco di Montalto Dora (Torino) dov'era stato accolto, don Nicola Alfonsi, lo definisce «un bravo ragazzo, ma fragile, soffriva di allucinazioni che lo portavano a correre tra le macchine, è stato anche ricoverato a Ivrea in psichiatria, poi con la terapia era tornato a condurre una vita normale».

Infine l'attacco, l'ennesimo subìto dalla Francia, che ieri ha visto pure un prefetto far appello contro una

sentenza del tribunale di Lille: 7 irregolari in attesa di espulsione erano in un Cra, ma in una rissa avevano distrutto i telefonini; per il tribunale, senza potere comunicare con l'esterno non possono rimanere «reclusi».

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