Nessuna "marea Dem" nell'America profonda

"Sì, metà almeno degli elettori di Donald Trump si annovera nel gruppo dei deplorevoli: razzisti, omofobi, xenofobi, islamofobi, sfortunatamente è gente di questo tipo. E lui li ha esaltati"

Nessuna "marea Dem" nell'America profonda

«Sì, metà almeno degli elettori di Donald Trump si annovera nel gruppo dei deplorevoli: razzisti, omofobi, xenofobi, islamofobi, sfortunatamente è gente di questo tipo. E lui li ha esaltati». Lui poi fu eletto presidente degli Stati Uniti. Lei, ovvero la persona che nel settembre del 2016 si lasciò andare a questa definizione, era Hillary Clinton. Ma i «deplorevoli», abbiamo verificato ieri, seguitano a essere circa il 50% dei cittadini americani. Contro le previsioni della collettività entusiasta dei sondaggisti, ripresi con ancora maggiore entusiasmo dai media, finora si può dire che Trump, lungi dall'essere lo storico sconfitto raso al suolo da queste elezioni, il «deplorevole» per eccellenza finalmente riconosciuto come tale dalla storia oltre che dal New York Times e da tanti ironici giornalisti, ha ricevuto il consenso almeno della metà della più alta percentuale di votanti mai vista negli States, il 65%, 154 milioni di persone. Chi seguiva i rally degli ultimi giorni, ha sentito che in quelli superaffollati di Trump vibrava una nota guascona, una vitalità difficile da individuare nelle folle peraltro esemplari di Biden, tutte con mascherina, poca gente virtuosa. Ma, ed è probabilmente fuori luogo temere l'incitamento di Trump a custodire a tutti i costi quella che lui ha dichiarato già, troppo presto, una vittoria elettorale, le folle del presidente finora non hanno dato segno di violenza. I movimenti suprematisti sono stati da lui più volte sconfessati nei pubblici dibattiti. Il vezzo odioso di dare del fascista a chi non è d'accordo con te, ereditato fin dalla generazione del '68, è stato usato come un'arma ossessiva contro di lui mentre dalla sua parte non ne sia mai venuto nessun segnale. Mentre di certo il movimento che più lo odia e che non è mai stato sconfessato da Biden, Antifa, che ha bruciato, sfondato, distrutto e picchiato in nome del suo antifascismo e antirazzismo, è senz'altro squadrista.

L'America è divisa in due, sia socialmente sia culturalmente: sulle carte che disegnano il voto si vede che le città sono di Biden, le zone rurali e industriali aperte sono di Trump. Questa differenza è verificata da minuziosi lavori, fra cui le indagini Gallup e uno studio della Washington University di St Louis. Il mondo suburbano è più povero e attaccato a valori tradizionali, vuole prospettive concrete, ama l'immagine dell'America che dirige e salva il mondo, ma nello stesso tempo che si fa paladina del bene universale. Praticata o sottintesa, la fede in Dio ne è una caratteristica. Questo mondo non è razzista né fascista, ma è lontano dalla cultura dominante nelle élite della sinistra urbana, contro tutte le «oppressioni», con al centro la religione della natura e del clima, e per morale la cultura della colpa. Questa cultura estremizzata ha portato ad abbattere i monumenti e a deplorare la nostra civilizzazione come colpevole della schiavitù, dell'oppressione femminile, degli indiani, dei gay. Interessante notare che nella foga movimentistica gli ebrei, identificati con Israele, sono stati messi nella lista dei cattivi specialmente da un gruppo di parlamentari democratici alla cui testa si trova Rashida Tlaib, una rumorosa antisemita antitrump. Trump non ha avuto buone parole per lei, e il fatto che Rashida sia donna e palestinese ne ha fatto un'eroina.

Tanti sono gli elementi culturali che sono stati convogliati contro di lui. Eppure, la gente ha seguitato a dargli il suo appoggio, e qui la snobistica presunzione dei giornalisti, dovrebbe fermarsi a riflettere sui risultati. Non sono né stupidi né fascisti i farmer del Wisconsin che soffrirono la chiusura del mercato del latte nelle scuole operato da Obama, che diede la vittoria a Trump sulla Clinton. Hillary non andò a fare la campagna laggiù. Oggi, comunque finisca in quello Stato, parlando con i farmer li senti ripetere che la presenza di Trump è «concreta, consistente», che si occupa di loro, come anche dei minatori e dei lavoratori dell'acciaio, categorie in difficoltà. Ma è «deplorevole» anche un nutrito gruppo di intellettuali conservatori, come il professore di storia Victor Davis Hanson, i cui studi di strategia sono ammirati in tutto il mondo, che ripetono che lo scontro fra Trump e le élite americane, arrendevoli e complici, è uno scontro definitivo per la «civilizzazione».

Biden, se sarà presidente, allenterà le briglie a Hollywood, ai campus che stanno espellendo le opere dei più importanti scrittori e dei professori dissidenti dipingendole come razziste o sessiste, al disprezzo per la cultura giudaico-cristiana. È ancora tutto oscuro. Deplorevole.

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