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Netanyahu all'ultima magia Un seggio (o due) per il governo

Likud e alleati sfiorano la maggioranza assoluta Non serviranno accordi con Gantz o Liebermann

Netanyahu all'ultima magia Un seggio (o due) per il governo

Gerusalemme Alle ore tarde di ieri sera con ancora circa 300mila voti da contare o rivedere, la vittoria di Netanyahu è diventata sempre più solida, 36 seggi contro i 32 di Benny Gantz. I voti della sua coalizione ondeggiano fra i 59 e i 60, mentre Gantz è a 54.

I giochi sono cominciati, il numero magico è 61, la paura di tornare ai seggi si è un po' calmata ma persiste. Ma anche gli ottimisti dicono che, per Bibi, la differenza fra avere 59 o 60 seggi di partenza, è significativa: in Israele non è apprezzato il passare da un partito all'altro magari per appoggiare un governo apparentemente contrario o molto diverso dalla tua ispirazione politica. Un costume comune in Italia. Qui la cosa non è libera, ma regolata da leggi parlamentari: un transfuga non può diventare ministro o viceministro; ma si è parlato della possibilità che la transfuga possibile sia la parlamentare Orly Levy Abucassis perché facendo parte di una lista unita di tre partiti, sarebbe considerata come una fazione che si allontana. Questo si può fare, senza finanziamenti per i primi due anni. C'è chi dice che addirittura la pesca stia avvenendo nelle file deluse e stanche di Blu e Bianco, dove appare in grande difficoltà Gantz, il leader che non ha saputo crescere nell'opinione pubblica, che non ha saputo disegnare una strategia, ma solo un no a Bibi che è diventato nel tempo uno stereotipo. E Gantz non ha guadagnato dal confronto diretto con uno dei migliori statisti conservatori dei nostri tempi, né ha osato diventare un uomo di sinistra chiaro nei suoi propositi rivoluzionari.

Bibi ha incontrato ieri alcuni rappresentai delle liste conservatrici che fa parte del suo blocco. Da loro, in segreto ma non troppo, viene un'impostazione per cui di governo di unità nazionale non si vuole sentire parlare, e nemmeno, e forse tanto meno, di un accordo con Avidgor Liberman, che è sceso da 8 a 7 seggi col suo Israele casa nostra, partito sostanzialmente russo. Lieberman seguita a proclamarsi l'unico vero custode della destra nazionale ma proclama con insistenza il suo rifiuto dei partiti religiosi; di fatto non fa che ribadire il suo ruolo di dispettoso e astioso kingmaker, è come se ripetesse che ha in mano il futuro del governo e che non vuole, tuttavia che esso si costruisca. Fastidioso ai più. In realtà, proclama ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, il suo deciso rifiuto, di più, la sua antipatia, per Netanyahu. Ma oramai questa antipatia è ricambiata e Bibi si sente bene in sella nonostante il suo processo cominci il 17 di marzo: tutti ripetono che le premesse del dibattimento saranno infinite e i tempi si allungheranno di anni.

Sembra tramontato anche il momento in cui Netanyahu dichiarò di accogliere la proposta di una rotazione con Gantz. Fu Gantz a rifiutare, dicendo che non avrebbe mai fatto un accordo con un Likud che avesse a capo un candidato indiziato di reato. E adesso, di nuovo, Gantz ripete lo stesso ritornello, e ripete, anche ieri, le accuse di corruzione che il voto ha ritenuto irrilevanti.

Tutti sembrano in realtà ancora in stato di choc, ipnotizzati dalla magia di Bibi, dalla resistenza di Netanyahu all'accerchiamento.

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