Netanyahu e Gantz in Usa per il piano di pace: "È un'occasione unica"

Il premier cerca una sponda per uscire dalle difficoltà in Israele. I palestinesi: così non va

Netanyahu e Gantz in Usa per il piano di pace: "È un'occasione unica"

New York. Benjamin Netanyahu e Benny Gantz sbarcano a Washington per incontrare Donald Trump in vista dell'imminente pubblicazione del piano di pace per il Medio Oriente del presidente americano. Il premier israeliano e il leader centrista, però, vedranno separatamente il tycoon. Gantz ha deciso di accogliere l'invito «personale» di Trump per discutere del piano, spiegando tuttavia che dopo il colloquio di oggi ripartirà immediatamente per Israele. Intende infatti partecipare alla seduta di martedì della Knesset che esamina la richiesta di immunità parlamentare di Netanyahu dopo la sua incriminazione per corruzione, frode e abuso di potere. «In coordinamento con l'amministrazione Usa ho risposto positivamente, come capo del maggiore partito di Israele, al separato e rispettoso invito di Trump di incontrarlo lunedì», ha spiegato il maggiore avversario del premier nelle elezioni del 2 marzo. É «un'opportunità unica che non dobbiamo perdere», ha commentato da parte sua Netanyahu, augurandosi di «fare la storia». Il primo ministro avrà due incontri con Trump, oggi e domani, e ha ribadito che in questo momento «alla Casa Bianca c'è il più grande amico che Israele abbia mai avuto»: «Per tre anni ho discusso con il presidente americano delle nostre esigenze di sicurezza e interessi nazionali che devono essere inclusi in qualsiasi accordo e ho trovato orecchie aperte su questi bisogni».

Il piano di pace messo a punto dal team guidato dal consigliere Jared Kushner è stato definito da Trump «l'accordo del secolo», «un grande piano che può davvero funzionare», ma è stato già respinto dai palestinesi, che in questi mesi hanno accusato Washington di essere ingiustamente schierata a favore di Israele. Secondo gli esperti le possibilità di successo sono scarse, anche se potrebbe dare una spinta a Netanyahu, che sta affrontando la terza campagna per la rielezione in meno di un anno.

Intanto, l'Autorità Nazionale Palestinese (Anp) minaccia di sciogliersi uscendo così dagli Accordi di Oslo a fronte dei contenuti del piano di Trump. La minaccia è arrivata dal portavoce del presidente Abu Mazen, Nabil Abu Rudeina, il quale ha spiegato che l'accordo «non passerà senza l'approvazione del nostro popolo»: «La leadership studierà tutte le opzioni, incluso il destino dell'Anp». «L'unica utile ed effettiva risposta» al piano di pace Usa è «l'immediato riconoscimento da parte della comunità internazionale e specialmente dalla Ue di uno stato palestinese nei confini del 1967 con Gerusalemme est come sua capitale», ha poi fatto sapere Jamal Nazzal, portavoce di Fatah, il partito di Abu Mazen. «Vediamo questo passo come l'unica utile ed effettiva risposta ai tentativi dell'amministrazione Trump di destabilizzare ulteriormente la nostra regione negando i diritti palestinesi».

Stando ad alcune anticipazioni del piano diffuse dai media, sarebbe previsto il riconoscimento da parte

palestinese di Gerusalemme come capitale di Israele e di Israele come Stato ebraico. Tra le condizioni per la creazione di uno stato della Palestina ci sarebbe poi la smilitarizzazione della striscia di Gaza e quindi di Hamas.

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