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Niente bilanci ai deputati Rivolta nel gruppo M5s

Oscurate le spese dei gruppi parlamentari: vietato averne una copia. Alla faccia della trasparenza

Niente bilanci ai deputati Rivolta nel gruppo M5s

Il M5s oscura le spese dei gruppi parlamentari. Sta creando malumori e veleni, il divieto, imposto dai vertici dei Cinquestelle, a deputati e senatori di avere una copia dei bilanci relativi ai fondi dei gruppi di Camera e Senato. Dove è finita la trasparenza grillina? Cosa temono i capi del Movimento? Forse che da un'analisi dettagliata delle spese, fatte con i fondi destinati ai gruppi, escano fuori magagne e assunzioni per amici?

La polemica è esplosa dopo l'invio da parte dei capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama, Francesco D'Uva e Stefano Putuanelli, ai parlamentari grillini di una mail nella quale viene fissato il giorno per l'esame e l'approvazione del rendiconto di esercizio relativo all'anno 2018: mercoledì 17 aprile, al termine dei lavori d'aula, nella saletta dei gruppi parlamentari, deputati e senatori del M5s dovranno approvare il bilancio del gruppo. In pratica, gli eletti dovranno dare il placet a tutte le spese, consulenze, rimborsi, staffisti, pagate con i fondi destinati ai gruppi politici. Fino qui tutto nella norma. Ma la mail riserva però una sorpresa inaspettata: non è possibile avere una copia, cartacea o digitale, del bilancio. E tantomeno, i capigruppo hanno spedito, fino ad oggi, in formato elettronico il bilancio ai parlamentari.

C'è il timore che i grillini possano esaminare dettagliatamente tutte le voci del rendiconto? L'unica concessione consiste nella possibilità per i portavoce di consultare il bilancio negli uffici della «direzione amministrativa del gruppo nella stanza 1626 al quarto piano del Palazzo dei gruppi». Ma non sempre: come in una prigione, l'esame del bilancio può avvenire in giorni e orari prestabiliti: martedì e mercoledì, dalle 10,30 alle 13 e dalle 14 alle 18. Mentre il giovedì solo dalle 14 alle 18. Ed, infine, il venerdì dalle 10 alle 13. Tempi strettissimi per un gruppo parlamentare che tra Camera e Senato ha più di 300 eletti: se ogni parlamentare volesse esaminare il bilancio sarebbe impossibile. E il divieto di ottenere una copia limita di molto il controllo. E di conseguenza la trasparenza sui fondi pubblici.

Dunque i parlamentari sospettano che la volontà del vertice sia quella di arrivare mercoledì con un bilancio preconfezionato, senza la possibilità di discuterne, evidenziare magari criticità e perplessità. Approvando un testo a scatola chiusa. Un blitz in piena regola. Una mossa che ha fatto infuriare i parlamentari, scatenati nelle chat contro i capi. E ormai stanchi di scelte calate dall'alto senza alcuna possibilità di dialogo. Di chi sia stata la decisione non è molto chiaro. Sicuramente dei capigruppo e del tesoriere Sergio Battelli. Ma nelle file pentastellate c'è chi insinua il dubbio che il vicepremier Luigi di Maio sia all'oscuro di tutto. E di insinuazioni ora ne corrono tante. C'è chi, addirittura, sospetta che nelle spese figurino anche collaboratori di ex parlamentari, come Alessandro Di Battista, che dal 4 marzo non siedono più in Parlamento.

Illazioni? Dubbi? Sospetti? L'unico modo è affidarsi alla trasparenza, tanto venduta come tratto distintivo del Movimento ma sepolta.

E questa è la seconda grana che esplode fra le mani di ministro Di Maio: l'altro fronte caldo riguarda le restituzioni. I parlamentari si rifiutano di versare su un conto privato, gestito dal direttivo dei Cinquestelle, la parte dello stipendio.

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