Guerra in Ucraina

"Niente missione della Nato per gli aiuti umanitari". Sì ad altre armi all'Ucraina

Sono conservatori e atlantici ma conoscono bene la Russia, che temono, per averne avuto esperienza più o meno diretta

"Niente missione della Nato per gli aiuti umanitari". Sì ad altre armi all'Ucraina

Sono conservatori e atlantici ma conoscono bene la Russia, che temono, per averne avuto esperienza più o meno diretta. Rientrati da una missione di solidarietà martedì a Kiev, i primi ministri di Polonia, Mateusz Morawiecki, della Repubblica Ceca, Petr Fiala, e della Slovenia, Janez Jansa, hanno chiesto alla Nato di organizzare «una missione di pace protetta dalle forze armate». La presenza dei militari non è intesa per sfidare l'orso russo ma per garantire l'arrivo degli aiuti umanitari all'Ucraina. «È qui, nella Kiev dilaniata dalla guerra, che si fa la storia», aveva twittato il polacco Morawiecki prima di tornare in patria, «è qui che la libertà combatte il mondo della tirannia. È qui che il futuro di ciascuno di noi è in bilico. L'Ue sostiene l'Ucraina, che può contare sull'aiuto dei suoi amici».

Se l'idea di inviare aiuti umanitari è largamente condivisa fra i 27 stati membri dell'Ue, quella di dotare la missione di una copertura atlantica lo è molto meno. L'incidente militare fra Nato e Federazione Russa sarebbe dietro l'angolo e le sue conseguenze inimmaginabili. Ragion per cui già martedì il Consiglio europeo aveva garbatamente preso le distanze dalla missione dei tre premier. Una volta di più, insomma, i 27 hanno parlato a più voci con la componente dell'ex Patto di Varsavia che ha individuato nel Cremlino il nemico numero uno e quella occidentale poco disponibile a usare le maniere forti con Mosca. «Nessun militare e nessun elemento del personale della Nato dovrà entrare in Ucraina. Su questo abbiamo una chiara linea rossa» ha chiarito Steffen Hebestreit, il portavoce del cancelliere tedesco Olaf Scholz, rispondendo a una domanda sulla missione di pace della Nato proposta da Varsavia. Scholz, che con l'esplosione del conflitto ha tradito la tradizionale linea pacifista della sinistra tedesca approvando aiuti militari all'Ucraina e stanziando a sorpresa altri 100 miliardi a favore della Difesa nazionale, sul punto non transige: nessuno scontro diretto con Mosca.

Con il nein di Berlino all'invio di militari verso Kiev, cade a maggior ragione anche l'ipotesi di imporre una no fly zone targata Nato sui cieli dell'Ucraina. È stato il segretario generale dell'Alleanza, il norvegese Jens Stoltenberg, a spiegare in conferenza stampa a Bruxelles che gli alleati sono contrari a che la Nato schieri le sue forze sul territorio o nello spazio aereo dell'Ucraina, «perché abbiamo la responsabilità di garantire che questa guerra non si intensifichi oltre l'Ucraina». Stoltenberg non ha dimenticato di rivolgersi al presidente russo Vladimir Putin, al quale ha chiesto di «cessare immediatamente questa guerra, ritirare le proprie forze e aprire al processo diplomatico». Parole di distensione accompagnate però dall'invito a evitare che il conflitto superi i confini dell'Ucraina: «Mosca non deve avere dubbi, la Nato non tollererà alcun attacco alla sovranità o all'integrità territoriale degli alleati». Stoltenberg ha ricordato che l'alleanza sta rafforzando la sua difesa collettiva, aggiungendo che «centinaia di migliaia di truppe sono in stato di massima allerta».

Il no dell'alleanza atlantica a una no fly zone è stato ben recepito anche a Kiev: nel suo video messaggio di ieri al Congresso degli Usa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che se la creazione di una fly zone è un passo troppo oneroso per gli Usa alla Nato, l'invio di nuovi aiuti militari e l'imposizione di nuove sanzioni antirusse sarebbero comunque di grande aiuto.

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