Niente sconto a Berlusconi «Alla Lario 2 milioni al mese»

La Cassazione respinge il ricorso sull'assegno dell'ex moglie: «È tra i più ricchi al mondo, troppa disparità»

S e il marito si chiama Silvio Berlusconi, il «taglio» agli alimenti alla ex moglie varato recentemente dalla Cassazione non si applica: almeno per ora, perché al braccio di ferro tra il Cavaliere e Veronica Lario manca ancora l'ultima e decisiva puntata. Ma di sicuro la sentenza pronunciata ieri dalla stessa Cassazione segna una brusca marcia indietro e ghiaccia la fiducia di Berlusconi in una pronta revisione al ribasso dell'opulento assegno che deve staccare ogni mese alla ex.

Due milioni al mese: questo l'importo che la Corte d'appello di Milano aveva stabilito come «assegno di mantenimento» nel corso della causa di separazione e che la Cassazione ieri giudica pienamente legittimo, adeguato al reddito di Berlusconi tra il 2010 e il 2014, quando era «fra gli uomini più ricchi del mondo, tenuto conto delle partecipazioni azionarie e della proprietà di prestigiose ville». I giudici romani, come quelli della Corte d'appello milanese, spiegano di non credere alla dichiarazione dei redditi presentata durante la causa di Berlusconi, i 4 milioni e mezzo dell'anno 2012. I giudici milanesi avevano calcolato in una cifra oltre dieci volte maggiore (53 milioni, per l'esattezza) il reddito annuo del Cavaliere fino al 2010, e non avevano creduto - né sembra crederci ora la Cassazione - che sull'onda della crisi economica e del crollo dei valori di Borsa le condizioni economiche del Cav fossero in seguito sensibilmente peggiorate.

Dettagli contabili a parte, ciò che colpisce è l'affermazione di un principio, quello del diritto del coniuge più debole a mantenere inalterato il proprio tenore di vita, che appena sei giorni fa la Cassazione giudicando il divorzio tra l'ex ministro Vittorio Grilli e la moglie Lisa Lowenstein aveva ritenuto superato, soprattutto quando il pretendente - come nel caso della Lowenstein e indubbiamente anche di Veronica Lario - è economicamente autosufficiente.

A spiegare la contraddizione clamorosa e a dare ancora speranze a Berlusconi, c'è il fatto che si tratta tecnicamente di due assegni diversi: ieri la Cassazione si è pronunciata sull'assegno di mantenimento, che spetta solo nel corso della separazione; mentre la pronuncia di sei giorni prima riguardava l'assegno divorzile, che scatta solo dopo la richiesta di divorzio: quello da Berlusconi alla Lario è già stato fissato in 1,4 milioni, e il ricorso del Cavaliere per una sua ulteriore riduzione è in attesa di una sentenza della Cassazione. Sulla differenza tra i due assegni si sofferma a lungo la sentenza di ieri: la separazione, scrivono i giudici, comporta solo la «sospensione dei doveri di natura personale» come la fedeltà e la convivenza, ma mantiene l'obbligo di «assistenza materiale» che trova «attuazione nel riconoscimento di un assegno di mantenimento in favore del coniuge che versa in una posizione economica deteriore». Con il divorzio, però, cambia tutto.

Dunque è ancora possibile che alla fine le pretese di Miriam Bartolini - vero nome di Veronica Lario - vengano ridimensionate, e che l'assegno divorzile, quello che Silvio dovrà versarle per tutta la vita, scenda di molto.

Ma a essere irreversibile (una sentenza «tombale», la definisce l'avvocato della Lario) è la stratosferica valutazione dei diritti della signora nei lunghi mesi trascorsi nel limbo della separazione: due milioni al mese. E pensare che inizialmente erano tre.

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