Coronavirus

Niente scuola in più a giugno. Azzolina: "Lezioni via web"

Il ministro al lavoro per evitare il prolungamento delle lezioni. Ancora tensione tra governo e Marche

Niente scuola in più a giugno. Azzolina: "Lezioni via web"

Genitori che si domandano quando i figli torneranno in classe, Regioni che fanno da sé e chiudono le scuole, medici che protestano per la decisione del governo di ripristinare il certificato medico per le assenze superiori ai cinque giorni, il ministero dell'Istruzione che comincia a ragionare sulla didattica a distanza.

C'è questo e altro sulla scuola ai tempi del coronavirus. Un intreccio di misure, ordinanze, sfide aperte (o meno) tra governatori locali e istituzioni, famiglie in cerca di rassicurazioni sui giorni persi, ma anche sugli eventuali risarcimenti delle quote versate per le gite scolastiche e i viaggi di istruzione saltati. Il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina è intervenuto per fare chiarezza garantendo che non c'è nessun rischio che gli studenti perdano l'anno: anche se il Testo Unico parla di 200 giorni di lezione, se ci sono situazioni imprevedibili l'anno è salvo. Tutt'al più gli istituti, in autonomia, possono decidere di allungare le aperture a giugno. Anche se il ministro non ritiene che sarà necessario, perché c'è una task-force del dicastero al lavoro da giorni per garantire agli studenti la possibilità di seguire le lezioni on line grazie ad una piattaforma dove far confluire tutto il materiale. Alcune scuole in Lombardia si stanno già attrezzando. Quanto alle gite scolastiche lo stop è previsto fino al 15 marzo, poi si vedrà in base alla situazione epidemologica. Per quelle cancellate, comunque, le famiglie verranno rimborsate e le agenzie di viaggio potranno usufruire degli aiuti per le altre attività economiche danneggiate dall'emergenza virus.

Ma la decisione di far tornare il certificato medico per accertare la guarigione di bambini e ragazzi che devono rientrare in classe dopo cinque o più giorni di assenza sta sollevando un polverone. La misura, prevista per ora fino al 15 marzo, rischia di ingolfare ulteriormente il lavoro dei medici di famiglia. Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg, l'associazione che li rappresenta, la ritiene «scientificamente infondata»: «Aumenta inutilmente i contatti che dovrebbero essere invece limitati», osserva. Anche i pediatri sono sul piede di guerra: «È una misura insensata. Stiamo dicendo ai cittadini di non portare i bambini nei nostri studi per evitare contagi e con questo provvedimento obblighiamo i genitori a portarli quando sono guariti per fare un certificato in cui non possiamo far altro che attestare l'assenza di sintomi?», insiste Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri. Entro il fine settimana si saprà se le scuole di Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, chiuse fino al 1 marzo, dovranno riaprire o prolungare il periodo senza lezioni. Il ministro ha annunciato che dalla prossima settimana è possibile pensare ad una chiusura solo provinciale delle scuole, con misure più localizzate, sempre in accordo con le autorità sanitarie. Fino a sabato invece resteranno chiusi gli istituti di Palermo e Napoli, ufficialmente per «pulizie straordinarie». «Un modo per alzare ancora di più la sicurezza del nostro territorio», minimizza il sindaco del capoluogo campano, Luigi De Magistris. Mentre il caso della Regione Marche, che ha deciso di chiudere le scuole fino al 4 marzo contro le indicazioni del premier Conte per le zone senza alcun contagio, non si sgonfia. Neanche dopo che il governo ha impugnato la decisione. Il governatore Luca Ceriscioli non fa passi indietro: «L'impugnazione sarà utile per tutti, per la salute dei marchigiani e per aiutare il governo a tenere comportamenti coerenti».

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