Politica estera

Niger, appello di Bazoum: "Il Sahel è della Wagner". I golpisti mollano Parigi

Il presidente chiede aiuto all'Occidente. Torna a mani vuote da Niamey la missione Ecowas

Niger, appello di Bazoum: "Il Sahel è della Wagner". I golpisti mollano Parigi

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«Scrivo questo articolo come ostaggio». Comincia così il fondo scritto dal presidente del Niger Mohamed Bazoum sul prestigioso quotidiano americano Washington Post. «Il Niger è sotto attacco da parte di una giunta militare che sta cercando di rovesciare la nostra democrazia e io sono solo uno delle centinaia di cittadini che sono stati arbitrariamente e illegalmente imprigionati. Questo colpo di Stato, se avrà successo, avrà conseguenze devastanti per il nostro Paese, la nostra regione e il mondo intero». E potrà portare l'intera regione del Sahel sotto «l'influenza» della Russia, attraverso i mercenari del gruppo Wagner.

Poi il presidente deposto aggiunge: «Boko Haram e altri movimenti terroristici trarranno sicuramente vantaggio dall'instabilità del Niger utilizzando il nostro Paese come base di partenza per attaccare i Paesi vicini e minare la pace, la sicurezza e la libertà nel mondo». I terroristi «aumenteranno i loro sforzi per colpire i nostri giovani con un odioso indottrinamento anti-occidentale», conclude Bazoum prima di chiedere al governo degli Stati Uniti e all'intera comunità internazionale un aiuto a ripristinare l'ordine costituzionale. Una richiesta di intervento occidentale che irrita la Russia e ha fatto dire al portavoce di Putin, Dmitri Peskov: «È improbabile che l'interferenza di alcune forze extra-regionali possa cambiare in meglio la situazione».

La giunta non sembra intimidita e rincara la dose. Nella tarda serata di giovedì ha dichiarato di avere annullato gli accordi militari stipulati tra Niamey e la Francia. Parigi ha circa 1.500 soldati nel Paese che sono lì per combattere gli islamisti. I militari golpisti hanno però tolto il coprifuoco imposto il 26 luglio scorso, giorno del colpo di Stato. E hanno annunciato giovedì sera la fine dei mandati degli ambasciatori in quattro Paesi: Francia, Nigeria, Togo e Stati Uniti. Ma l'ambasciatore a Parigi ha deciso in maniera differente, cioè di rimanere al suo posto, restando leale a Bazoum.

Intanto le trattative vanno avanti, ma non sono pochi gli ostacoli. La delegazione dell'Ecowas ha lasciato Niamey, senza aver incontrato il capo della giunta militare golpista, il generale Abdourahaman Tchiani, e senza essere riuscita a vedere Bazoum. Il presidente della Nigeria Bola Tinubu, che detiene la presidenza di turno dell'Ecowas, ha affermato tuttavia che l'organizzazione farà il possibile per risolvere amichevolmente la crisi, anche se i capi militari dell'organizzazione sono ancora riuniti nella capitale della Nigeria, Abuja, per discutere la possibilità di un intervento armato. La giunta nigerina ha dichiarato che risponderà immediatamente a qualsiasi «aggressione o tentativo di aggressione» nei suoi confronti da parte dei Paesi dell'Africa occidentale ad eccezione dei Paesi amici «sospesi», ovvero Burkina Faso e Mali.

La tensione sale ancora anche con la comunità internazionale. L'Ue ritiene «inaccettabile» la sospensione alla diffusione delle trasmissioni di Rfi e France24 in Niger decretata dalle autorità locali. Nel frattempo le evacuazioni dal Paese proseguono. Un aereo dell'aeronautica militare spagnola è atterrato ieri mattina all'aeroporto internazionale di Niamey per trasportare i civili che vogliono lasciare il Niger verso la Spagna. Lì si trovavano ancora una cinquantina di cittadini residenti o in transito.

Giovedì circa 20 spagnoli sono già sbarcati a Parigi.

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