Politica estera

"No alla lingua corsa nelle istituzioni". I giudici fanno infuriare gli autonomisti

Il tribunale amministrativo di Bastia: "Usarla è contro la Costituzione". La replica: "È una decisione inaccettabile"

"No alla lingua corsa nelle istituzioni". I giudici fanno infuriare gli autonomisti

Una vecchia questione in Corsica, quella dell'indipendenza dalla Francia, che periodicamente riaccende gli animi dei separatisti. Questa volta a farlo è stata una sentenza del tribunale amministrativo di Bastia, che vieta l'uso della lingua còrsa nei dibattiti dell'assemblea dell'isola, annullando di fatto le decisioni dell'assemblea elettiva e del Consiglio esecutivo di Corsica che avevano autorizzato l'uso della lingua. Una decisione che ha provocato le proteste degli autonomisti, da tempo sul piede di guerra per cercare di ottenere maggiori libertà da Parigi.

I giudici, invece, hanno remato dalla parte opposta annullando gli articoli del regolamento interno dell'Assemblea della Corsica, secondo il quale sono il còrso e il francese le lingue di dibattito. Nell'udienza dello scorso 9 marzo il tribunale amministrativo, che si è mosso in seguito al ricorso presentato dall'ex prefetto Pascal Lelarge, ha stabilito che il regolamento viola l'articolo 2 della Costituzione per il quale è il francese la lingua della Repubblica. L'uso del còrso sarebbe dunque anticostituzionale. In questo modo i giudici amministrativi di Bastia hanno accolto i ricorsi presentati lo scorso 15 giugno e il 27 gennaio di quest'anno dal prefetto per chiedere l'annullamento dei regolamenti interni delle due istituzioni regionali. E non è solo una questione relativa alla lingua quella sollevata dal prefetto di Corsica e accolta dal tribunale, perché questi regolamenti interni consacrerebbero l'esistenza del popolo corso e questo violerebbe la Costituzione. Un'impostazione condivisa in pieno dai giudici.

«Questa decisione priva gli eletti della Corsica del diritto di parlare la loro lingua nei dibattiti dell'assemblea della Corsica. È impensabile per noi accettare questa situazione», hanno protestato in una nota comune il presidente autonomista del consiglio esecutivo, Gilles Simeoni, e la presidente autonomista dell'assemblea, Marie-Antoinette Maupertuis, che ora stanno valutando se presentare un ricorso contro una decisione che, a dir loro, confermerebbe la «necessità di una revisione costituzionale, in particolare per garantire alla lingua corsa lo status di co-ufficialità, condizione indispensabile per la sua sopravvivenza e il suo sviluppo». Per questo nella prossima sessione dell'Assemblea della Corsica proporranno a tutti i gruppi di adottare «una posizione comune di fronte alla situazione giuridica e politica creata dalla sentenza del tribunale amministrativo di Bastia». Secondo la sentenza, «l'articolo 2 della Costituzione del 4 ottobre 1958 prevede che l'uso del francese si impone alle persone morali di diritto pubblico e a quelle di diritto privato nell'esercizio di una missione di servizio pubblico». Prevedendo la possibilità di utilizzare la lingua corsa, prosegue l'organismo giudiziario, «l'articolo 16 del regolamento interno del consiglio esecutivo corso, così come l'articolo primo del regolamento interno dell'assemblea, violano le disposizioni dell'art. 2 della Costituzione».

Le polemiche e le proteste degli autonomisti non si sono fatte attendere, sulla scia delle manifestazioni e degli scontri avvenuti nel marzo del 2022, quando in seguito alla morte in carcere di Yvan Colonna, personaggio mitico dell'indipendentismo còrso, i separatisti tornarono a chiedere a gran voce l'indipendenza dalla Francia ottenendo la disponibilità al dialogo da parte dell'Eliseo.

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