Il "No" del premier agli operai Whirlpool

A Caserta per il referendum. Ma non ha mantenuto le promesse

Il "No" del premier agli operai Whirlpool

Caserta «Whirlpool, missione compiuta». Così Matteo Renzi su Twitter il 24 luglio 2015 per annunciare con tanto di foto ricordo la firma dell'intesa tra governo, sindacati e azienda per il salvataggio dello stabilimento di Carinaro, in provincia di Caserta, del marchio Whirlpool, dopo il passaggio al gruppo Indesit.

Ieri, sedici mesi dopo, il premier è ritornato a Caserta, non per la vertenza Whirlpool ma per la campagna referendaria. Un tour tra Caserta e Benevento per distribuire milioni di euro e false promesse. Si, perché del piano, firmato a Palazzo Chigi nel luglio del 2015 per la riconversione del sito di Carinaro, finalizzato a salvaguardare i livelli occupazionali, non esiste più traccia. Renzi e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca avevano assicurato il sostegno di governo e Regione ma soprattutto lo stanziamento di 70 milioni di euro. Di promesse tante, di soldi nemmeno l'ombra. Risultato? Da domani i lavoratori di Carinaro inizieranno uno sciopero a oltranza, mentre una delegazione di operai ha accolto, tra fischi e striscioni di protesta, l'arrivo del premier.

Che cosa prevedeva il piano di Renzi? Una riconversione del sito, passando dalla produzione di elettrodomestici alla logistica. La riorganizzazione avrebbe salvato il posto di lavoro a 490 degli 830 lavoratori in organico al sito di Carinaro. Cento unità lavorative sarebbero state ricollocate nelle sedi di Napoli e Varese della Whirlpool, mentre la parte in esubero avrebbe usufruito di prepensionamenti e incentivi. Ad oggi, i risultati sono completamente diversi. E molto più deludenti. L'azienda ha comunicato ai lavoratori che lo stabilimento di Carinaro potrà ospitare solo 320 unità mentre per 170 operai si aprirà la strada del licenziamento. Nelle sedi di Napoli e Varese saranno ricollocate non più di 50 unità, e all'orizzonte non si intravedono incentivi per pensionamenti anticipati. C'è un altro punto dell'accordo che appare disatteso: le ore lavorative, passate da 6 a 4 con riduzione degli stipendi. Dopo l'annuncio via Twitter, Renzi ha sempre rifiutato un incontro con i lavoratori della Whirlpool: l'ultimo «no» è arrivato il 12 settembre 2016 in occasione della visita a Napoli del premier per la prima al teatro San Carlo. «Renzi è un latitante», tuona Vincenzo Di Spirito, operaio della Whirlpool e delegato rsu Fim-Cisl che aggiunge: «Siamo in presenza di un ricatto. Si vuole attendere l'esito del referendum prima di affrontare davvero la vertenza Whirlpool». Se Renzi latita, De Luca scappa.

Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Armando Cesaro ha depositato tre richieste all'assessore regionale alle attività produttive Amedeo Lepore per un'audizione sulla vertenza. Richieste cadute nel vuoto, perché l'esecutivo campano a trazione Pd non vuol smascherare il bluff di Renzi.

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