Roma Berlusconi tende la mano ma Renzi tentenna. In via del tutto riservata, tanto che il capo dei senatori di Fi Paolo Romani li nega con forza («Non mi risulta che Berlusconi abbia provato a telefonare a Renzi»), i colloqui tra l'ex premier e palazzo Chigi continuano. Gli attori sono sempre gli stessi posto che il premier pare legittimare solo ed esclusivamente gli «ambasciatori» Verdini e Letta. L'obiettivo è quello di riallacciare dei rapporti dopo lo strappo sul metodo dell'elezione del capo dello Stato ma la strada è in salita. Questa volta sono i renziani i più recalcitranti; e non è dato sapere se è perché non considerano più Forza Italia un interlocutore monolite; o se è perché confidano di portare a casa riforme e legge elettorale anche senza i voti azzurri. Di fatto la trattativa sembra in stallo ma, anche se nessuno lo dice chiaramente, di trattativa si tratta. A confermarlo, indirettamente, lo stesso Paolo Romani. Il quale, in un'intervista a Repubblica , si smarca dalla linea dura del collega alla Camera Renato Brunetta, contesta l'Aventino e lancia un amo a Renzi: «Se nell'Italicum venisse proposto di modificare il premio al partito nel premio alla coalizione si potrebbe riaprire un dialogo». Insomma, se Renzi si dimostrasse disposto a ritoccare qualcosa sulla legge elettorale, il sostegno azzurro potrebbe tornare senza troppi problemi. Non solo: pare che qualche giurista possa offrire l'appiglio a Renzi per un eventuale ritocco visto che il premio alla lista avrebbe qualche profilo di incostituzionalità. Ma i colloqui tra le controparti pare non si siano addentrati così nello specifico fermandosi a una freddezza di base da parte dei renziani. La replica di Brunetta arriva in serata: «Provo umana comprensione per lui, si vede che gli manca il ministro Maria Elena Boschi».
Il Cav attende che da palazzo Chigi arrivino segnali d'apertura più consistenti con l'umore tendente al plumbeo. A irritarlo sono le notizie dal fronte giudiziario, con la ripresa dell'attacco dei pm su Ruby ter («Sono assolutamente innocente, la verità verrà fuori, provo sdegno rispetto alla tempistica dell'inchiesta perché arrivano a ridosso della sentenza del 10 marzo», avrebbe detto ai suoi il Cav) e quelle sul fronte interno. «Non passa giorno - si lamenta il Cavaliere - che Fitto e i suoi mi attacchino via agenzie di stampa e con interviste. Adesso basta». Ma gli strumenti per cacciare i frondisti non ci sono e lo stesso Fitto ha più volte dichiarato che farà di tutto tranne che lasciare il tetto di Forza Italia. Sarà una guerriglia interna destinata a un'escalation posto che domani l'ex governatore pugliese ha annunciato un bagno di folla per sé e i suoi «costruttori». A cercare di rabbonire il «frontista» è Giovanni Toti: «In Puglia c'è un commissario poi, come è noto, Fi aprirà una stagione di congressi». Ma la soluzione pare un contentino.
A complicare lo scenario c'è la partita alleanze alle prossime regionali: stallo pure lì con la Lega sempre ferma ai veti su Alfano. Dal quartier generale azzurro si giura che i contatti con gli ambasciatori del Carroccio sono aperti e che la partita non è affatto chiusa.
Anche perché la Lega non pare d'acciaio e a fronte di un Salvini più scettico ci sono alcuni colonnelli più possibilisti; Maroni in testa ma anche il senatur Bossi che con Berlusconi mantiene un legame inossidabile: «Alfano deve parlare con Salvini e trovare una soluzione, esiste sempre una soluzione...». È il pensiero di Bossi che però coincide con quello di Berlusconi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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