
È venerdì, c'è il mercato settimanale. Cinque chilometri di bancarelle. «Vengono pure da Montecarlo», dicono qui. E infatti proprio lì, tra i giardini, la riva del Roja e il lungomare, passa una Mercedes 600 Sl targata Monaco, con due distinti signori ossigenati a bordo. È la faccia pulita di Ventimiglia. Mentre le signore fanno shopping, sul greto del fiume Roja una famiglia di immigrati dorme sopra a materassi e copertacce lerce, in mezzo a talpe e immondizia. «E pensi che ora è stato tutto ripulito rispetto a mesi fa», dicono dalla polizia municipale. A dare il benvenuto ai turisti che arrivano in stazione, una decina di profughi che bivaccano ogni giorno nel piazzale antistante. Arrivano da ogni parte d'Italia in cerca di un passaggio oltre la frontiera. Anche il primo treno della mattina da Milano è pieno.
La prima impressione, arrivando in questa graziosa cittadina marittima di 24mila abitanti, è che sia ancora in preda ad un'invasione. E il fatto che un giornalista del New York Times sia appostato da giorni fuori dal centro di accoglienza ne è la riprova. Dopo la chiusura della frontiera francese, li vedi dappertutto: sui binari del treno, in mezzo alla superstrada, sulla sopraelevata, sui marciapiedi. Ma per il giovane sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano (32 anni), in carica dal 2014 che a maggio ha deciso di autosospendersi dal Pd insieme a 11 consiglieri comunali, per protestare contro il disinteresse del governo sul problema migratorio, tutto questo potrebbe essere solo frutto di un'impressione diffusa dalle solite malelingue.
Signor sindaco, com'è adesso la situazione in città?
«Diciamo che abbiamo attraversato momenti peggiori.
Ma anche migliori immagino...
«Sì certo (ride). Però ormai la città ha il suo iter e le sue dinamiche. Quando ci sono gli sbarchi è normale che si noti più movimento, è fisiologico. Ma per fortuna adesso i numeri si stanno abbassando».
In che senso?
«Nel senso che siamo passati da una situazione di grave emergenza, con anche mille persone ospitate nell'ex parco ferroviario Roja, ad oggi, con 3-400 persone».
Lei però è favorevole all'accoglienza.
«Si, ma ad una forma di accoglienza idonea. Il ministro Alfano, quando è venuto qui a maggio, ha fatto promesse specifiche nel senso di trovare soluzioni idonee; non ci si può sempre nascondere dietro alla scusa che questa è una città di confine, questo non lo accetto. Abbiamo gli stessi diritti e le stesse esigenze di qualsiasi altra città. Anzi, forse molte di più».
Ma le cose adesso vanno meglio?
«Rispetto a mesi fa sicuramente si. I moduli abitativi sono arrivati e i profughi non sono più bloccati sulla scogliera dei Balzi Rossi. Ma stando ancora così le cose non è detto che l'emergenza non possa ripetersi».
E riguardo alle condizioni nelle quali lavorano i poliziotti del commissariato cosa ne pensa?
«Ci vuole molta più attenzione per loro. Noi facciamo la nostra parte».
Tipo?
«Vista la situazione nella quale il commissariato versa ho chiesto alla cooperativa che ci fa le pulizie in comune se qualche volta poteva andare a pulire i bagni del commissariato. Gratuitamente. Loro lo hanno fatto per un mesetto».
E sulla difficile situazione che la polizia sta vivendo che opinione si è fatto?
«La loro situazione ovviamente è condivisibile. Da parte nostra forniamo e forniremo la massima collaborazione».
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