Negli ultimi giorni le cronache politiche sono zeppe di commenti e critiche nei confronti della Lega, che ha deciso di sostenere il governo guidato da Mario Draghi ma in pochi si sono accorti o, forse, hanno avuto interesse di ricordare, che Andrea Orlando poco più quattro settimane fa, non mesi o anni, dichiarava il suo dissenso categorico alla possibilità di un governo guidato dall'ex governatore della Bce, o da chiunque altro, e sostenuto da Matteo Salvini.
Era il 12 gennaio, il giorno dopo Matteo Renzi ha ritirato i suoi due ministri e il sottosegretario dal governo Conte bis, aprendo di fatto la crisi di governo. Un gesto plateale che era nell'aria già da settimane e che nei Palazzi aveva già iniziato a far discutere sulle strategie e sul dopo Conte. Si ipotizzano i nuovi scenari e il nome di Mario Draghi aleggiava come un ombra su quello di Giuseppe Conte, le cui dimissioni erano ancora lontane. Quel 12 gennaio, Andrea Orlando era ospite di Lilli gruber a Otto e mezzo, il programma quotidiano in onda su La7. La crisi di governo era solo questione di ore e inevitabilmente era l'argomento principale dei talk di approfondimento politico. Interpellato sulla possibilità di partecipare a un governo sostenuto dalla Lega, Andrea Orlando non era in alcun modo possibilista, anzi, la sua posizione sembrava essere netta e definita: "È un problema di antefatti. Dovremo gestire fondi europei con una destra che è antieuropea e una pandemia con una destra che è semi-negazionista".
Parole chiare e con poco margine di interpretazione da parte di Andrea Orlando, che poi ha continuato: "Non vedo le condizioni, aumenterebbe solo la confusione". La questione per l'esponente del Partito democratico non sembrava nemmeno porsi all'orizzonte, totalmente esclusa dalle possibilità. Per rimarcare il suo concetto, e rendere ancora più chiaro il suo "no" categorico all'eventualità di un governo con Matteo Salvini, Andrea Orlando si è lasciato andare anche a una battuta, sostenendo che non avrebbe appoggiato un governo di larghe intese che prevedeva la presenza della Lega "anche se è guidato da Superman".
Come si dice spesso in questi casi, le parole di Andrea Orlando sono invecchiate male, malissimo, e in lasso di tempo davvero
molto piccolo. A Palazzo Chigi non è ovviamente arrivato Superman, ma evidentemente per l'esponente del Partito democratico, la presenza di Mario Draghi val più di quella del forzuto supereroe della Marvel.“Neanche se arrivasse Superman”... pic.twitter.com/V7vgmKTVu8
— Antonio M. Rinaldi (@Rinaldi_euro) February 17, 2021
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