Cervia (Ravenna) Selfie in spiaggia al mattino e politica di piazza di sera. Matteo Salvini torna al Papeete di Milano Marittima e si concede, tra un bagno e una doccia, a curiosi e ammiratori.
«Questi sono i giorni dedicati a mio figlio. Sono qui in veste di papà. Ma a me interessa cosa la gente mi viene a dire, anche sotto l'ombrellone». Il leader della Lega però non si sottrae agli impegni politici. Si concede una battuta sulla tenuta dell'esecutivo. «Per noi la garanzia è Mario Draghi. Dal nostro punto di vista, il governo non rischia». C'è tempo anche per un botta e risposta affilato con Enrico Letta. La scintilla è la frase del leader della Lega: «Conte fa il suo lavoro di sabotatore e Letta gli fa da palo». La replica del segretario del Pd non si fa attendere «Palo? Questo è il linguaggio col quale probabilmente sei abituato a parlare con i tuoi consiglieri facili di pistola». «Letta ha il nervo scoperto», commenta Salvini.
In serata il leader della Lega si sposta nella vicina Cervia dove a Piazza dei Salinari si svolge la festa politica della Lega Romagna. Salvini incassa il forfait della dem Alessia Morani, «non viene? Sopravviverò...». Passa a salutare i militanti che lavorano negli stand gastronomici. Rilancia l'idea di spostare a 100mila euro la soglia di reddito a cui applicare la flat tax sulle Partite Iva. Poi parlando a «In Onda» su La7 sferra un affondo contro Bruno Tabacci. «La nomina della Fornero? Non ne sapeva niente Draghi, non ne sapeva niente Salvini. Ma è opera del signor Tabacci. Se avesse dignità si dimetterebbe visto che non ne azzecca una».
Scoccano le 21 e Salvini sale sul palco e si concede alle domande di Bruno Vespa. La prima è sul fatidico ritorno al Papeete, con un aneddoto «storico» sulla decisione di eleggere Milano Marittima a luogo di elezione vacanziero. «Da padre divorziato qualche anno fa dissi a mio figlio: scegliamo una località accogliente dove trascorrere una settimana insieme. Decidemmo per Milano Marittima. In questa scelta c'è solo l'amore di un papà per suo figlio e l'amore per una terra splendida». Accoglie con affetto la telefonata di Silvio Berlusconi (e lo saluta con «Grazie Silvio, forza Milan»). Poi il focus si sposta sui vaccini. «Ho portato io i miei genitori a fare il vaccino perché a quell'età si rischia di morire, un altro paio di maniche è obbligare tutti a vaccinarsi, compresi bimbi e ragazzini. Io mi sono vaccinato, ma questo non mi dà il diritto di imporre la mia scelta agli altri». Dubbi sul green pass: «Applicato oggi significa escludere dalla vita 30 milioni di italiani». Sugli equilibri governativi Salvini rivela che sulla riforma della giustizia «i Cinquestelle hanno minacciato le dimissioni per dieci volte, non sarebbe un gran danno, ma tranquilli che la poltrona non la mollano. Comunque la riforma della giustizia è solo un primo passo, quella vera la farete voi con il referendum». Nessun rimpianto per la decisione di essere entrato nel governo Draghi. «Sono orgoglioso di essermi preso le mie responsabilità. Non è una passeggiata di salute governare con Pd e Cinquestelle. Ma senza la Lega che cosa starebbe approvando il governo? Ius soli, Ddl Zan, patrimoniale, revisione degli estimi catastali come hanno provato a fare.
La Lega è l'argine democratico rispetto a queste battaglie. Ho anche chiesto a Draghi un incontro con la ministra Lamorgese sugli sbarchi, un falò di confronto. È dura, insomma, ma sono orgoglioso di essermi assunto questa responsabilità».
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