L a trattativa è iniziata. Ursula von der Leyen arriva a Palazzo Chigi per aprire la discussione sul nome italiano da proporre come commissario europeo. Una partita da chiudere obbligatoriamente entro il 26 agosto e una corsa contro il tempo per aggiudicarsi prima degli altri le poltrone più pesanti.
La nomina spetta alla Lega perché ha vinto le elezioni europee, anche se alla presidente della Commissione - che ha visitato i leader di Germania, Francia, Polonia, Ungheria, Croazia e Spagna prima di noi - non dispiacerebbe affatto la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, sia perché tra le due c'è un buon rapporto personale sia per un discorso di quote rosa. Matteo Salvini in mattinata ha fatto avere la sua rosa di nomi a Giuseppe Conte, una richiesta che il presidente del Consiglio avanzava da tempo. I candidati indicati dalla Lega restano top secret, ma secondo le indiscrezioni sarebbero tutti profili politici, membri del governo vicini al leader e chiaramente riconoscibili come «sovranisti». Una scelta che Salvini vorrebbe portare fino alle estreme conseguenze, sottoponendoli al voto del Parlamento a costo di farseli bocciare.
Nella rosa dovrebbero esserci il viceministro all'Economia, Massimo Garavaglia, il ministro delle Politiche Europee, Lorenzo Fontana, il ministro delle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio, il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno. Quest'ultima, però, ha fatto sapere a chiare lettere di non essere interessata e di non avere competenze economiche, visto che il governo italiano intende puntare su un portafoglio di questo tipo, Concorrenza in primis, dove però incombe la riconferma della danese Margrethe Vestager, molto stimata a Bruxelles. Il problema è che, partendo dal presupposto che la stessa presidente della Commissione è stata eletta con un margine di soli nove voti, far passare uno di questi nomi in sede europee non sarà affatto facile.
Una carta di compromesso potrebbe essere quella rappresentata da Giulio Tremonti, un nome di prestigio che potrebbe raccogliere consensi anche tra i Popolari Europei. I rapporti con l'ex ministro dell'Economia dei governi Berlusconi vengono tenuti da Giancarlo Giorgetti. Tremonti potrebbe essere un «approdo» successivo qualora i nomi della Lega indicati non avessero il via libera dei vertici di Bruxelles. Il problema è che i Cinquestelle su di lui non nascondono le loro perplessità. «Se mi fanno il nome di Tremonti, chiaramente, per il suo, passato, con tutto il rispetto, sarei scontento. Poi se lo fanno, amen», commenta Dino Giarrusso.
Giuseppe Conte non nasconde le ambizioni dell'Italia e rivendica «un portfolio economico di primo piano, adeguato alle ambizioni e alle responsabilità che l'Italia vuole assumersi. Siamo disponibili a offrire e a concordare il profilo di un candidato adeguato». Ursula von der Leyen riconosce il peso strategico del nostro Paese: «Un'Unione europea unita ha bisogno di un'Italia forte e prospera. La comunità forte è proprio quella a cui pensava, che sognava, Alcide De Gasperi». Un profilo fortemente critico viene, invece, mantenuto da Fratelli d'Italia.
«Anche oggi si è persa un'occasione per pretendere un vero cambio di passo dall'Europa» dice il capo delegazione a Strasburgo, Carlo Fidanza. «Ed è proprio per questo che non abbiamo votato von der Leyen e vogliamo un governo senza Conte e il M5S».
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