Ma il «nominificio» non va mai in vacanza: voci su Colucci al Tg2 e il ritorno di De Bella

Orfeo verso la riconferma al Tg1, in calo l'ipotesi dell'esterno Gramellini

Milano Il momento non è proprio dei migliori, tra la polemica sugli stipendi Rai, quella sugli ex direttori parcheggiati a far niente, e poi l'inchiesta sulle assunzioni esterne che la Rai dovrà spiegare all'Autorità Anticorruzione mercoledì prossimo. Eppure, in mezzo al fuoco incrociato, la direzione generale procede la sua marcia e anzi programma un blitz agostano per chiudere il giro di poltrone pesanti ancora in ballo, quelle dei telegiornali. Il caso stipendi, che ha indebolito i vertici Rai non più blindati dal Pd renziano (che non manca di accusarli apertamente), sta pesando non poco nella scelta della terna per i tg, che potrebbe chiudersi all'inizio della settimana prossima. Le idee di Campo Dall'Orto devono però scontrarsi con il pressing sempre più forte dei partiti, che lo hanno processato in Vigilanza Rai. E così diventa più difficile realizzare le innovazioni che il dg aveva in mente, visto che comporterebbero l'assunzione di altri esterni, a cifre senz'altro elevate dato l'incarico che andrebbero a ricoprire.

Dall'Orto per il Tg1 vorrebbe infatti Massimo Gramellini, firma della Stampa e autore di romanzi, collaboratore di Fabio Fazio a RaiTre. Un nome che sarebbe una novità, preludio ad un tipo di «storytelling» originale delle notizie, che però implica due ordini di problemi: l'assunzione di un altro giornalista esterno subito dopo la controversia per l'ingaggio di Semprini da Skytg24, e poi il ricollocamento di Orfeo, attuale direttore del Tg1 che ha garantito una linea governativa non certo sgradita a Palazzo Chigi. L'altro nome che gira, stavolta per il Tg2, è ancora quello del direttore del Messaggero Virman Cusenza. Ancora un esterno, dunque. E non sono gli unici nomi extra Rai che rimbalzano nel toto-nomine, anche per il Tg3. Un po' un azzardo in questo momento «complicato» per la Rai, come l'ha definito la presidente Maggioni.

Quindi nelle ultime ore si sarebbe rafforzata una seconda rosa di nomi, tutti interni, e tutti ben calibrati per guadagnare il consenso (perso) tra i partiti, dando una sbirciata al vecchio manuale Cencelli. Per il Tg1 ci sarebbe la riconferma di Orfeo, in quota governativa, mentre per il Tg3 si otterebbe il risultato di allontanare la Berlinguer piazzando l'evergreen Antonio Di Bella, in quota sinistra Pd (Di Bella si riconfermerebbe così l'uomo per tutte le stagioni Rai: è riuscito a fare il direttore con la Rai del centrodestra, con quella dei tecnici, con quella di Letta e pure con Renzi). Al Tg2 invece Ida Colucci, considerata vicina al centrodestra di Angelino Alfano (e Bonaiuti) ma anche renziana. In ogni caso, per ogni direttore sostituito si presenterà il problema di ricollocare quello rimosso. A stipendio invariato? La Vigilanza ha chiesto risposte ai vertici in audizione, ma non è semplice.

Il dg promette un piano di «autoregolamentazione» nelle prossime settimane: «dobbiamo negoziare con le persone i cambiamenti dei loro stipendi». Mentre la Maggioni assicura che anche i loro due stipendi non sono «un tabù». Resta il dubbio che la retroattività sui compensi sia fattibile solo consensualmente. Ma chi accetterà di abbassarsi lo stipendio?

PBra

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