"Non c'è una regia dietro gli attentati. Ma la Russia sogna che si frantumi l'unità dell'Europa"

Dall'auto che lo sta conducendo a Tarquinia per un comizio, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani parla con il Giornale dell'attualità politica

"Non c'è una regia dietro gli attentati. Ma la Russia sogna che si frantumi l'unità dell'Europa"

Dall'auto che lo sta conducendo a Tarquinia per un comizio, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani parla con il Giornale dell'attualità politica. Sgranocchia qualcosina mentre viaggia e non nasconde la gioia per la vittoria della Juventus in Coppa Italia. Anche lui allo stadio Olimpico di Roma ha assistito dal vivo allo show che è costato l'esonero dell'allenatore Massimiliano Allegri. «È un amico, sicuramente ha dimostrato di sapere ottenere i risulti. È un po' indisciplinato, è uscito il suo spirito livornese» ride.

Ma il clima sotto elezioni europee è plumbeo in tutti i paesi d'Europa. Tajani si prepara alla sfida attraverso le sue giornate zeppe di impegni di ogni tipo. Alla mattina ha partecipato al B7 di Confindustria a Roma, poi ha incontrato alla Farnesina il direttivo del comitato Lgbtq+. Comizi a Tarquinia e a Orbetello e rientro serale a Roma. Oggi in Piemonte (Alba, Verbania e Rivoli) e, la sera a Milano. Poi rientro a Roma per il trentunesimo compleanno del figlio Filippo.

Ministro Tajani, l'attentato al premier Fico in Slovacchia, l'assalto alla sinagoga di Rouen, candidati feriti in Germania. L'Europa è impazzita o c'è una regia occulta per destabilizzarla?

«Non vedo una regia occulta. Le vicende di una campagna elettorale con toni accesi non sono collegabili anche se qualcuno gioisce, soprattutto la Russia. Mosca spera che si disarticoli l'unità europea, ci sono attacchi cibernetici in continuazione. È una guerra psicologica dove dobbiamo dimostrarci più forti, anche in ragione della nostra identità. Qualcuno sogna un'Europa instabile».

L'invasione dell'Ucraina, la polveriera di Gaza. Cosa manca alla diplomazia internazionale per arrivare alla pace?

«Manca la volontà delle parti di cessare il fuoco. Hamas non cede sugli ostaggi, Israele vuole completare la distruzione di Hamas. E così soffrono gli ostaggi e tutta la popolazione civile».

Il fattore Russia. Sembrava un paese destinato a implodere dopo mesi di guerra ma Putin pare intoccabile, nel pieno dei propri poteri. Quale evento potrebbe rovesciare la situazione?

«Il consenso per Putin c'è sempre stato, anche se incrinato dall'attacco al Cremlino e dalla marcia fallita su Mosca. C'è dissenso nelle città, ma la pancia profonda della Russia non ha mai tentennato dinanzi agli autocrati, fin dai tempi dello zar».

Dopo le elezioni di giugno, la nuova Unione Europea dovrà ragionare principalmente come un soggetto militare vista la guerra ai propri confini?

«Anche, ma non solo. Dobbiamo garantire la sicurezza dei nostri cittadini. E quello che accade nel Mar rosso mette a repentaglio il nostro l'export e il trasporto marittimo. Diventa indispensabile la difesa comune europea che serve a rinforzare la presenza nella Nato. Non possiamo sempre aspettare gli americani».

Forza Italia sostiene la riconferma alla presidenza di Ursula von der Leyen. Cosa risponde a chi dice che sia diventata una candidata divisiva?

«Il congresso del Ppe l'ha votata come possibile presidente. Certo, è una proposta perché saranno il Consiglio Ue e il futuro Parlamento europeo a decidere. Von der Leyen non può essere considerata divisiva solo perché rappresenta un partito».

Cosa trarrà l'Italia in termini di rappresentanza e posti chiave dalle prossime elezioni?

«Agli italiani conviene votare Forza Italia visto che è il Ppe a dare le carte in Europa. È un voto utile per contare di più in Europa. All'Italia dovranno aspettare almeno il vicepresidente, se sarà reintrodotto, e un portafoglio di peso come Industria e Mercato interno, Concorrenza o Ambiente».

Lei è capolista azzurro. Non è tentato per nulla di ritornare in Europa? Nelle cancellerie gira anche il suo nome come un possibile presidente della Commissione.

«Qualcuno ha fatto il mio nome, ma io preferisco l'Italia. Sono nel governo come vicepremier e ministro degli Esteri, ho l'onere e l'onore di guidare Forza Italia. Sarebbe ingiusto lasciare tutto per fare il presidente della Commissione Ue».

Campagna elettorale. Gli italiani non potranno assistere al duello televisivo Meloni-Schlein. Siamo un Paese ancora intossicato dalla par condicio anti Berlusconi?

«Non c'entra nulla la par condicio. Un confronto tra i partiti più forti ha senso solo con il maggioritario. E poi quale criterio conterebbe? Il partito? La famiglia europea? Meglio un confronto tutti insieme come si fa in America, se no ognuno fa la propria intervista».

Il suo scontro con la Lega su Superbonus e sugar tax è sembrato in realtà un sfida elettorale mascherata con l'alleato. C'è molto fair play, ma il duello elettorale con il Carroccio sembra uno dei temi chiavi con le Europee.

«Non c'entra le Lega. Noi siamo leali e coerenti nel sostenere il governo senza esitazione. Ma non rinunciamo alla nostra identità: la sugar tax andava rinviata, le tasse non si aumentano con noi al governo. Dicano ciò che vogliono, ma senza Forza Italia ora avremmo la tassa sullo zucchero».

Arriva la riforma della giustizia. Non teme che l'accavallarsi con il premierato e l'autonomia possa attirare contro il governo un fronte trasversale che aspetta solo i referendum per delegittimare il governo?

«Le riforme si fanno per rendere più efficace il sistema Stato. Dobbiamo andare avanti su giustizia, autonomia e premierato visto che gli elettori ce lo hanno chiesto votando il nostro programma».

Lei ha raccolto il testimone di Berlusconi alla guida di Forza Italia.

Quel è stato l'ultimo impegno che le ha chiesto il Cavaliere?

«Fa fede il suo ultimo messaggio, quello scritto nel maggio 2023 e reso noto tempo dopo. Spiegava che cos'era Forza Italia e che bisogna guardare al futuro. Per noi conta questo».

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