
Massimiliano Fuksas rappresenta sicuramente la massima espressione dell'architettura. Ha superato gli ottant'anni. Viene dal 68, quando occupava le università. Ha lavorato ed è famoso in tutto il mondo. Dalla Francia alla Cina, al Giappone. È considerato un uomo di sinistra, e probabilmente lo è. Ma soprattutto è un uomo che dice sempre quello che pensa
Fuksas, la ritiene una cosa saggia il ponte che collegherà l'Italia alla Sicilia?
"Pensi che per la prima volta il ponte sullo stretto lo progettarono i romani. Pensavano a un ponte di legno che si sorreggesse su una fila di barche. Poi fu Garibaldi a dire che bisognasse farlo. Vede che non è un'idea improvvisata. È chiaro che serve. Speriamo davvero sia la volta buona".
È sorpreso dalla decisione di dare inizio ai lavori?
"Ogni tanto chiedo: ma possibile che non sia stato ancora fatto?"
La sinistra si oppone.
"Non entro nella testa degli oppositori. Non ci riesco".
In Italia è così. Ci si divide.
"Verissimo. In Italia c'è questa ossessione di fare le squadre. Spesso senza ragione. Penso alla scuola. Non c'è la scuola di destra e quella di sinistra. C'è la scuola che serve e quella che non serve a niente. Dovrebbe essere quello il metro di giudizio: una cosa serve? È utile? Allora si fa. Altrimenti si boccia. Non tutto si può risolvere con lo schieramento politico".
Per l'architettura è la stessa cosa?
"Si, solo se gli edifici sono utili sono buoni".
Un ponte a cosa serve?
"Serve a collegare. Un ponte quasi sempre è utile. In un mondo nel quale ci sono solo guerre, lo ha detto papa Francesco, noi dobbiamo costruire ponti, non muri. Quello è il ponte di Reggio e Messina, non è il muro di Reggio e Messina. Unisce, non divide".
Da architetto che giudizio dà sul progetto?
"Tecnicamente io il progetto non lo conosco. Le dico le cose che so. È un classico ponte a una sola campata. So che l'ingegneria italiana è molto buona e le imprese italiane sono tra le migliori al mondo. Quindi mi fido anche se la sfida è notevole: è il ponte a una sola campata più lungo che sia stato mai progettato".
Vengono i brividi pensando al terremoto che nel 1908 rase al suolo Reggio Calabria e Messina
"Si, ma è passato più di un secolo. Le cose sono cambiate molto ed è aumentata la capacità dell'uomo. L'ingegneria antisismica oggi è avanzatissima. Tutto il Giappone è stato costruito con sistemi di resistenza al sisma. E funziona. Gli italiani conoscono molto bene questa materia. Il ponte che collega le due sponde del Bosforo l'ha costruito l'Ansaldo. È chiaro che chi ha progettato il ponte sullo Stretto ha lavorato tenendo conto di tutte le misure che devono essere prese per resistere ai terremoti".
La sua Nuvola dell'Eur è antisismica?
"Ricordo benissimo come andò: era tutto pronto per iniziare i lavori. Poi un giorno mi accorsi che nel frattempo le leggi erano cambiate e che nella costruzione occorresse rispettare alcune norme antisismiche. Ho lavorato una notte intera e ho cambiato il progetto rendendolo perfettamente antisismico senza cambiare l'estetica. Pensi che c'è la grande sala che ospita 1800 posti e si regge su un solo piede, ma è un piede che ha le caratteristiche per non cedere a nessun terremoto".
Non crede che in Italia ci sia una resistenza culturale alle grandi opere?
"Ho un pessimo ricordo di quando qualche anno fa rinunciammo alle olimpiadi a Roma perché - si disse - a Roma c'è malaffare. Ma che ragionamento è? I francesi un po' di malaffare ce l'hanno anche loro, ma hanno fatto le olimpiadi al posto nostro e le hanno fatte molto bene. Chi ha pagato? Roma".
E quindi le grandi opere non si fanno?
"Le ultime grandi opere, a parte la mia nuvola e la Fiera di Milano, sono state fatte per i giochi olimpici del 60. Ero bambino quando iniziarono".
Come fu progettare la Fiera di Milano?
"Una sfida straordinaria. Un asse di un chilometro e seicento metri".
Trovò delle resistenze?
"No, nessuna resistenza. Tra l'altro costruendo la fiera eliminammo una raffineria che inquinava fino a piazza Duomo. Cioè realizzammo anche un'importante opera ambientalista".
Ascolti questa obiezione: Con tutte le cose che ci sono da fare, il ponte non era una priorità
"Oh, la conosco. C'è sempre qualcuno che dice: ma non è la priorità. Ah, è qual è la priorità? Seicento miliardi di armamenti?".
Forse era una priorità il superbonus?
"Si, quello che se spendo mille euro lo stato mi rimborsa mille e cento"
Che futuro ci porta il ponte?
"Il problema è come si collegano i territori. Questo è un tema da affrontare. Deve nascere una città lineare. Reggio e Messina. Va progettata".
Si può realizzare in soli otto anni, come promette Salvini?
"La fiera di Milano la realizzammo in 28 mesi. Gli italiani sono capaci. Se non vogliono fare una cosa o la vogliono fare male... bravissimi a boicottarla, ma se la vogliono fare bene sono i migliori".
Gli effetti positivi sull'Italia?
"Un'opera di architettura deve realizzare luoghi di incontro. Non di fuga ma di incontro. Sogno un'Italia che non sia più un paese di emigranti, di gente che scappa, ma un paese che cresce su se stesso".
C'è il rischio di infiltrazioni mafiose?
"Dove ci sono i soldi c'è tutto. Ma non sono gli architetti che devono combattere la mafia. C'è la magistratura? Se ne occupi. Se la magistratura è non un epifenomeno ma una realtà si occuperà di questo. Non si batte la mafia rinunciando allo sviluppo civile".
Le piace quel progetto di ponte?
"È il modo più semplice per farlo. Nessun orpello. Essenziale. Per questo mi piace".
Cosa vuol dire esteticamente essenziale?
"Vuol dire che va fatto".
Perché da quando Berlusconi lo propose la prima volta, sono passati tanti anni?
"Non lo so. So che dobbiamo smetterla con l'idea che ognuno dei partiti di governo deve mettersi una medaglietta. Facciamo le cose essenziali e basta".
Quali sono le cose essenziali?
"Sanità, casa e collegamenti. L'ultimo piano casa lo fece Fanfani nel 1947..."
Collegamenti?
"I nostri aeroporti sono debolissimi, i nostri porti anche. La rete ferroviaria è vecchia. L'alta velocità riguarda solo alcune città. Un paese con buoni porti, buoni collegamenti, economicamente rende il doppio. Lì bisogna lavorare. E l'Italia ha tutte carte in regola per realizzare questi obiettivi".
Col ponte la Sicilia diventerà più italiana?
"Diventerà più Sicilia. Quella nobiltà che ha sempre avuto avrà finalmente la possibilità di allargarsi e di esprimersi".
Le sarebbe piaciuto progettarlo lei questo ponte?
"Nel frattempo ne ho fatto un altro per la baia di Bombay".
Come mai solo lei tra i grandi architetti si è esposto sul
ponte?"Dico sempre quello che penso. Mi viene naturale. Se lei mi chiede un parere non faccio il diplomatico. Poi se penso bene o male non lo so. Il mestiere che faccio è un mestiere sociale. Il mio cliente è la comunità".