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"Così non passa". Il ddl Zan rischia di essere affossato

Il ministro Di Maio ammette le difficoltà: "A Palazzo Madama non ci sono numeri". Anche Renzi prospetta uno stop: "Con il voto segreto non passa"

"Non ci sono i numeri, così non passa". Il ddl Zan rischia di essere affossato

Restano ancora aperte le infinite e intricate discussioni politiche in merito al ddl Zan, il disegno di legge che mira a introdurre misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità. C'è però chi ha avanzato serie preoccupazioni, sostendendo che la libertà di espressione rischia di essere fortemente limitata. La mossa del Vaticano va proprio in questo senso: il timore della Santa Sede è che in tal modo si possano mettere in discussione la "libertà di organizzazione" e la "libertà di pensiero" della comunità dei cattolici.

Ddl Zan, ora cosa succede?

Nella giornata di ieri Partito democratico e Movimento 5 Stelle avevano chiesto di calendarizzare il ddl Zan in Aula nella settimana del 13 luglio. Ma in capigruppo del Senato è arrivata la fumata nera: preso atto del mancato accordo per calendarizzare la proposta in questione - come invece richiesto dalle forze a favore del ddl di contrasto all'omofobia - la conferenza dei capigruppo ha deciso di aggiornarsi al 6 luglio. Proprio in questa data Palazzo Madama sarà chiamato a votare sulla calendarizzazione richiesta dalle ex forze della maggioranza giallorossa che vogliono il ddl Zan in Aula nella settimana del 13 luglio.

Il ddl Zan può essere affossato?

Oltre al tema delle date, però, c'è da fare i conti anche con i nodi prettamente politici. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervistato ad Accordi & disaccordi su Nove, non si è nascosto e ha ammesso che al Senato si rischia davvero grosso: "Credo che dal punto di vista del governo la risposta è stata data. Adesso il tema è politico: questo disegno di legge non si sblocca al Senato perché ad oggi non ci sono numeri e non per responsabilità del M5S".

Anche Matteo Renzi teme che a Palazzo Madama possa arrivare uno stop al disegno di legge. "Se con il voto segreto va sotto su un emendamento, la legge rischia di essere affossata. Una legge serve e va approvata velocemente: i promotori devono decidere se accettare alcune modifiche con una maggioranza ampia o rischiare a scrutinio segreto su questo testo", ha fatto notare il leader di Italia Viva a La Repubblica. Lo sanno bene pure nel Pd: molti dem, scrive Laura Cesaretti su ilGiornale in edicola oggi, riconoscono che "a voto segreto andiamo incontro alla bella morte".

E il pericolo aumenta se si considera la fronda ribelle della sinistra: come riferito da Francesco Curridori e Stefano Iannaccone per ilgiornale.it, circa 10 senatori sarebbero pronti a non votare il ddl Zan soprattutto se non subirà modifiche. Sarebbero dunque una decina, tra Partito democratico e Italia Viva, coloro che potrebbero sfilarsi in caso di una forzatura al Senato. Non a caso nel Pd c'è chi si esprime facendo capire che di fatto mancano i numeri per arrivare al via libera definitivo: "Bisogna essere pragmatici, senza una modifica del testo, il ddl Zan non sarà mai approvato.

Occorre uno sforzo in questo senso".

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