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"Non fu un sequestro. Da ministro ho seguito l'indirizzo del governo"

Open Arms, Salvini smonta le accuse con una memoria. Oggi il verdetto del Gup di Palermo

"Non fu un sequestro. Da ministro ho seguito l'indirizzo del governo"

In 110 pagine di memoria difensiva Matteo Salvini spiega le sue ragioni sul caso «Open Arms». Oggi il leader della Lega sarà in tribunale a Palermo, dove il gup Lorenzo Iannelli si pronuncerà sul non luogo a procedere, oppure sul rinvio a giudizio.

Come si legge nel testo, era l'estate del 2019 quando l'allora ministro dell'Interno tenne «in mezzo al mare, per sei giorni, 147 migranti salvati dall'Ong Open Arms». Ma nella memoria Salvini specifica che sui migranti all'epoca seguì «un preciso indirizzo del governo Conte 1», adottando «una politica migratoria promossa in sede europea». Di più: «L'obbligo dell'indicazione del pos» ossia del porto sicuro «non gravava sul Viminale», mentre «l'obbligo di coordinamento» sulla nave della Ong spagnola «gravava sullo Stato bandiera».

I punti su cui la difesa del leader del Carroccio si basa riguardano il fatto che Open Arms ha agito di sua iniziativa, al di fuori delle regole sul soccorso in mare, nel tentativo di far entrare in Italia migranti irregolari. Per tale ragione, sin da subito l'Italia ha vietato l'ingresso nelle proprie acque territoriali.

Inoltre, «l'Italia non era né Stato di primo contatto né Stato coordinatore, non avendo mai assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso. E, ad ogni modo, non si è sottratta dal fornire sempre assistenza ai migranti». Da specificare poi che i «minori giunti in prossimità delle acque italiane sono stati fatti sbarcare e che il comandante della nave ha sempre avuto numerose alternative. Ad esempio, il 1 agosto, dopo il primo trasbordo, era a meno di tre giorni di navigazione dalla Spagna. Perché non si è diretto lì sin da subito?». La difesa punta inoltre a chiarire che «la gestione di tale episodio costituiva attuazione della linea di governo condivisa dalla presidenza del Consiglio dei ministri e dai ministri competenti, secondo quanto concordato nel Contratto di governo. Tale linea prevede il raggiungimento di un accordo di redistribuzione dei migranti tra gli Stati membri dell'Unione europea come fase prodromica al successivo sbarco». Infine, all'epoca dei fatti «il comandante Marco Reig Creus era già indagato per violenza privata e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Due dei migranti che erano a bordo sono attualmente in carcere». Oggi in aula sono attesi anche il procuratore capo Francesco Lo Voi, l'aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Geri Ferrara. Da sottolineare anche che nella memoria Salvini ricorda che all'epoca dei fatti c'erano forti tensioni all'interno del governo, tanto che poco dopo la Lega lasciò. L'accusa propone il rinvio a giudizio, puntando sulle testimonianze degli altri componenti dell'esecutivo gialloverde all'udienza di Catania per il caso Gregoretti. Da ricordare che il procuratore Lo Voi si è «schierato» per la tesi della colpevolezza, dicendo che non «c'era alcuna condivisione, la decisione era esclusivamente del ministro dell'Interno, il quale come dicono i testi, la prendeva e ne portava a conoscenza, come dice Luigi Di Maio, generalmente con un tweet o altre forme di pubblicazione solo successivamente gli altri componenti del governo». Per la difesa, affidata all'avvocato Giulia Bongiorno, «la ricostruzione accusatoria è priva di qualsivoglia fondamento».

Se Salvini dovesse essere rinviato a giudizio è da chiedersi se lo saranno anche tutti i rappresentanti delle Ong che sono indagati a Trapani per favoreggiamento all'immigrazione clandestina.

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