Cronache

"Non è il gesto di una depressa ma l'atto di una donna disperata"

La psichiatra: raptus da situazione familiare borderline

"Non è il gesto di una depressa ma l'atto di una donna disperata"

«È un gesto che evoca più la disperazione che la depressione. Questa tragedia nasconde un malessere grande e doloroso».

È il commento alla tragedia di Aosta di Cristina Colombo, primario del centro disturbi dell'umore e direttrice del master in psichiatria forense e criminologia all'università Vita-Salute San Raffaele.

Dottoressa allora, secondo lei, non è la brutta fine della storia di una persona depressa?

«Abbiamo ovviamente poche informazioni sul fatto, ma tutta la vicenda mi ha trasmesso un grande dolore. Non si sa cosa realmente sia successo ma secondo la mia esperienza clinica non intravvedo una persona depressa».

Perché?

«La depressione non si può dissimulare, è una patologia grave che determina un cambiamento esterno evidente, non si riesce a lavorare, non si hanno le forze. Capita anche a soggetti che sono felici, che hanno un lavoro e una famiglia serena e nonostante tutto vogliono buttarsi dalla finestra».

Infatti Marisa si è uccisa tirandosi addietro i due figli.

«Sì, ma un depresso alla peggio si uccide da solo. Solo in casi rarissimi una donna si toglie la vita assieme al proprio figlio, spesso neonato, quando cade in una depressione post-partum. Ma qui ci sono dei ragazzini e una donna che lavora addirittura come infermiera. E se fosse stata male in ospedale qualcuno lo avrebbe sicuramente notato».

Allora perché queste mattanza?

«Una spiegazione clinica è che la signora avesse un'altra patologia, una forma di tipo psicotico, in cui una persona ha una convinzione delirante che possa succedere qualcosa di brutto e così la fa finita assieme ai figli. In queste forme si può dissimulare la propria condizione psichica che cova all'interno e improvvisamente scoppia».

E non la convince?

«Il gesto non è impulsivo. Quella donna si è portata a casa il potassio, ha studiato tutto a tavolino, ha programmato l'eccidio. Sembra un gesto di una persona disperata, che è un sentimento estremo, non una patologia».

Gesto disperato provocato da cosa?

«Possono esserci mille spiegazioni cosiddette normali. I più ricorrenti sono i soldi oppure un tradimento, una crisi sentimentale, una separazione imminente».

Quindi può semplicemente essere una reazione «normale» ad una vita distrutta da qualche evento esterno?

«Purtroppo può esserci stata una decisione aberrante di una donna triste e angosciata per una qualche vicenda familiare».

Anche le donne possono diventare assassine per lo stesso motivo che spinge gli uomini a sterminare la famiglia?

«Esatto. Esiste la sindrome di Medea che provoca una reazione analoga ma al femminile.

Una moglie è arrabbiata con il marito e sa che il peggior dolore che può provocargli è ammazzare i figli e se stessa per farlo star male tutta la vita e addossargli la colpa della tragedia».

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