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"Non resteremo con le mani in mano" Panetta prepara la reazione della Bce

Il banchiere italiano nel board di Francoforte conferma la linea Lagarde. Il mercato scommette su acquisiti anche dei junk bond

"Non resteremo con le mani in mano" Panetta prepara la reazione della Bce

Sono Bond, Junk Bond. Chissà se, magari anche sotto forma di tributo indiretto a Sean Connery, la Bce deciderà in dicembre di fare il grande passo (per qualcuno un salto nel vuoto) e di accostarsi ancora di più alla Federal Reserve inserendo nei propri programmi di acquisto anche le obbligazioni spazzatura. Non è un'ipotesi da scartare. Giovedì scorso, Christine Lagarde ha negato che l'Eurotower sia a corto di munizioni per contrastare la seconda ondata di Covid. Si tratterà, in poco più di un mese, di «ricalibrare» tutti gli strumenti a disposizione con lo sfoglio di una margherita non priva di spine se esplodessero le divisioni all'interno del board. La determinazione a «non restare con le mani in mano» però non manca. Lo ha fatto capire ieri Fabio Panetta, componente del comitato tecnico della banca centrale, intervistato al Festival dell'ottimismo del Foglio: «Possiamo fare tutto, cosa faremo non lo so e anche se lo sapessi non lo direi. È una decisione che prenderemo nelle prossime settimane in funzione dei dati che avremo».

Più di altri, l'Italia avrà ancora bisogno del sostegno della Bce, la stampella che ha finora quasi sempre mantenuto silenziato lo stress finanziario malgrado una maggioranza lacerata sull'utilizzo del Mes. Ma le recenti tensioni sullo spread Btp-Bund, schizzato mercoledì scorso oltre i 138 punti base, e l'ascesa dei rendimenti dei decennali in concomitanza con la picchiata di Piazza Affari sono un campanello d'allarme. Non avere sopra la testa la spada di Damocle dei mercati sarà fondamentale non appena il +13% del Pil nel terzo trimestre comincerà a scolorire fino ad assumere, verosimilmente, una coloritura ben meno rosea e nel caso dovesse scattare un nuovo lockdown a livello nazionale. La Bce ha preso tempo perché c'è ancora tempo per agire e anche perché vanno ancora valutati i contraccolpi che derivano dalla continua recrudescenza di contagi. Un quadro più chiaro si avrà con il rapporto d'autunno sul quadro macroeconomico, ma ciò non esclude, se la situazione dovesse degenerare, un intervento d'emergenza prima della prossima riunione del board, in calendario il 12 dicembre. Sarebbe un whatever it takes 2.0, ma potenzialmente pericoloso per almeno due ragioni: testimonierebbe la gravità della situazione; confermerebbe il diverso livello di reazione fra una Bce sul pezzo e un'Unione europea incapace invece di mettere a disposizione in tempi utili le risorse del Recovery Fund.

Resta da capire come agirà Lagarde. Con margini d'intervento pressoché inesistenti sui tassi, rimane sul tavolo un improbabile irrobustimento del quantitative easing (ora a 20 miliardi di euro al mese) e un'aumentata offerta di liquidità alle banche attraverso la Tltro. Il principale indiziato di correzioni in corso d'opera è però il Pepp, il piano di acquisti contro la pandemia. La sua potenza di fuoco è ferma ad appena 500 miliardi di euro rispetto a una dotazione di 1.350 miliardi. E' molto probabile che una cifra aggiuntiva fra i 400 e i 500 miliardi venga inserita nel programma. La sorpresa potrebbe venire dall'inserimento nel paniere anche dei titoli junk. Al momento, la Bce accetta solo come collaterale i bond fallen angels, quelli che hanno perso lo status di investment grade, e ha fatto uno strappo alla regola con le obbligazioni sovrane greche.

Ma visto che la crisi esporrà sempre più Paesi e società al rischio di declassamenti del rating, una mossa in stile Fed può anche essere messa in conto.

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