"Non siamo contro le imprese" ​Ma il dl Dignità piace a sinistra

Conte e Di Maio presentano il decreto. Esulta la Cgil, Confindustria boccia il testo. Il premier: "Alleanza col mondo del lavoro"

"Non siamo contro le imprese" ​Ma il dl Dignità piace a sinistra

Conte e Di Maio hanno presentato il decreto dignità, il primo vero atto del governo giallo-verde. "Ieri sera si è svolto un Cdm che ha deliberato l'emanazione di alcuni decreti legge - ha annunciato il premier in conferenza stampa - Sono particolarmente lieto che il primo decreto che caratterizza il nostro indirizzo economico e sociale sia intitolato al recupero della dignità dei lavoratori e dei cittadini".

Esultano Landini e la Cgil

A dire il vero, il dl tanto voluto da Di Maio sembra una stangata alle imprese, visto che limita i contratti a tempo e sanziona chi delocalizza. Conte ha provato a gettare acqua sul fuoco su una polemica già calda con Confindustria: "Non siamo contro mondo imprenditoriale - ha detto - prossime misure saranno per sviluppo. Vogliamo una sana alleanza con il mondo del lavoro". E lo stesso ha fatto Di Maio, affermando che "con questo decreto si tutelano i lavoratori onesti, senza danneggiare le imprese oneste: chi abusa non ha nulla da temere". Sarà vero?

Chissà. Di certo c'è che Confindustria ha già bocciato seccamente la manovra, considerandola una tegola addosso alle aziende. E non sarà un caso se ad esultare è la Cgil, con Maurizio Landini gioioso per le novità contenute nel decreto: "Bisogna conoscere il testo definitivo - ha detto il segretario confederale del sindacato - ma penso che ci siano alcune novità positive che vanno nella direzione giusta, come aver reintrodotto le causali sui contratti a termine. Qui scattano dopo il dodicesimo mese, e io avrei preferito che fossero estese a tutte, ma credo sia un elemento di novità".

Basteranno agli imprenditori le rassicurazioni del vicepremier, quando assicura che "saremo dalla vostra parte per far calare il costo del lavoro" o quando afferma che "ci metteremo sempre di più a lavoro sulle semplificazioni per sburocratizzare le imprese italiane"? Mistero. Nel testo ci sono, ha spiegato il vicepremier, la "tregua sullo spesometro, ultimo adempimento a febbraio e poi scompare", la "disattivazione del redditometro" (sostituito dalla fatturazione elettronica) e, per finire, "l'abolizione dello split payment per le partite Iva". Tutte norme che dovevano aiutare la lotta all'evasione e che invece, ha detto Di Maio, "hanno colpito le persone che pagano le tasse".

L'intervento di Conte

Conte si è detto contento che "il primo decreto che caratterizza il nostro indirizzo politico sia dedicato al recupero della dignità dei lavoratori, degli imprenditori e dei cittadini tutti". Ha affermato di aver "adottato misure che contrastano la dimensione precaria del lavoro", visto che - è la tesi del premier - un contratto a tempo determinato "non può protrarsi indefinitivamente nel tempo. Per questo abbiamo introdotto misure che non eliminano la possibilità di fare contratti a termine ma vogliono dare il segnale che questi contratti non sono la regola nel mondo del lavoro".

La delocalizzazione

C'è poi la questione delocalizzazione. "Molto significative - ha detto il premier - anche le misure sulla delocalizzazione e per salvare i livelli occupazionali soprattutto nel caso in cui l'imprenditore beneficia di aiuti di Stato", ha detto Conte.

L'intervento di Di Maio

Dal canto suo Di Maio sta cercando di far piacere il più possibile il decreto da lui tanto desiderato. In fondo si tratta anche di una partita politica: mentre Salvini chiude i porti alle Ong e fa tuffi nelle piscine di boss mafiosi, il grillino per ora è rimasto nell'ombra. Ed eccolo rivendicare una manovra che - dice - permetterà al cittadino di tornare "ad essere persone e non oggetti da usare e poi poggiare". Certo, Di Maio così incontrerà il plauso della Cgil, ma non mancano scontri con le imprese. Alle quali il vicepremier prova a far capire che "non mi riferisco a imprese oneste" ma a "chi ha abusato dei giovani in questi anni". La guerra è a quegli "imprenditori prenditori": "Non avete di che preoccuparvi se non avete sfruttato e abusato di giovani. Da queste norme ne gioverà l'economia sana di questo Paese".

Il gioco d'azzardo

Il dl Dignità, infine, contiene novità anche sul fronte del gioco d'azzardo, con un brusco stop alla pubblicità. "Questo è solo il primo punto - ha detto Di Maio - lo Stato spende fondi enormi per contrastare la ludopatia". E ancora: "Non c'è scusa che tenga, era nel nostro programma, i cittadini ci hanno votato anche per questo". Su questo punto il dl non prevede coperture per quel che rimane del 2018, ha spiegato il vicepremier, perché "limitando la pubblicità del gioco d'azzardo vi sarà meno gettito dal gioco d'azzardo nelle casse dello Stato". Se ne riparlerà nel 2019 e 2020, quando - se il volume di gioco dovesse ridursi - allora lo Stato dovrebbe trovare delle coperture. "In collaborazione con l'Agenzia dei monopoli - ha detto il grillino - avviamo un piano di contrasto del gioco d'azzardo illegale che ci permetterà di drenare soldi nelle casse dello Stato".

Anche se, e questo il governo sembra darlo per scontato, "ci sarà meno gettito dal gioco, e per fortuna visto che le casse dello Stato negli ultimi anni è stato drogato da queste entrate". Molto critica, su questo punto, la Lega di Serie A, che ha chiesto un tavolo di confronto al governo visto che la norma "porterà svantaggi ai club".

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