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Non solo maschi bigotti. Quanti errori e bugie sugli elettori di Donald

Altro che America rurale, tra i sostenitori anche ispanici, donne e il 45% dei laureati

Non solo maschi bigotti. Quanti errori e bugie sugli elettori di Donald

Il popolo che ha scelto Trump oggi si vede già diverso. Diverso perchè non era mai stato capito, forse neppure tanto studiato. Liquidato come «la pancia del Paese», gli arrabbiati, i delusi e gli astiosi, quelli lasciati fuori.

Gli analisti li avevano descritti come una categoria piuttosto semplice: per lo più maschi, rabbiosi, sessisti, bigotti e ignoranti. E invece no. Non solo. Non solo loro. Oggi, che a sventolare le bandierine della vittoria sfilano famiglie con bambini, studenti, tanti uomini e donne di mezza età, ci si accorge che esiste una realtà ben più stratificata e complessa. Il voto per Trump non è stato di impulso e di rabbia. L'America che ha scelto l'imprenditore con il sogno della politica non è solo quella becera e depressa. Chi ha scelto il Tycoon è perchè lo ha voluto. Ci ha ragionato e lo ha preferito alla Clinton. Lei che evidentemente non è riuscita a trascinare i giovani, i latinos o gli afroamericani, le donne, lei che sarebbe dovuta essere l'erede di quel sogno americano democratico, non ha convinto. Certo, non si può dire che non la abbiano preferita a Trump, anzi. Ma non lo hanno fatto in massa, è mancato il sostegno decisivo e fondamentale, non sono tornati i numeri che sì, avrebbero fatto la differenza. È mancato l'entusiasmo e la convinzione, tanto che in Stati che non dovevano neanche essere indecisi ma clintoniani si sono scoperti a favore di Trump.

A eleggere il 45esimo presidente degli Stati Uniti d'America non sono stati solo i rozzi e gli operai, a volerlo alla Casa Bianca si è mobilitata la «working class» bianca che ha pagato il prezzo più alto di una delocalizzazione industriale che in 35 anni ha ridotto del 36% i posti di lavoro nel manifatturiero nella quale Trump è riuscito a vincere 7 voti su 10 tra gli uomini la cui istruzione si è fermata alla scuola dell'obbligo o alle superiori, ma anche la middle class. Secondo l'Economist i laureati con o senza master che l'hanno votato sono molti più di quelli che i sondaggi avevano contato, così come nelle aree metropolitane i suoi supporter sono molti di più delle aspettative. Per non parlare delle aree rurali che i sostenitori di Trump toccano cifre da record: 92 per cento. Pro-Trump anche la maggioranza dei cittadini dai 65 anni in su, categoria che ha visto negli ultimi anni un forte incremento della propria precarietà.

Infine, hanno influito indirettamente anche fenomeni di natura razziale. Innanzitutto un calo di 5 punti percentuali nella partecipazione al voto degli afro-americani, i quali con le loro proteste pre-elezioni hanno alimentato le ansie nei cittadini bianchi. Anche l'elettorato latino-americano ha sì supportato Hillary, ma non nelle proporzioni che ci si aspettava e il 29% del voto «hispanic» è andata comunque a Trump.

E poi, chi ha scelto Trump è perchè si è sempre sentito fuori dal sistema. Fuori dal consorzio politico. E ha voluto dire: al diavolo la vecchia classe politica, il cosiddetto establishment. Vecchie lobby di potere addio.

Chi ha scelto Trump ha voluto chiarire anche questo. Oggi, falliti i sondaggi, le previsioni, le analisi bisogna riconoscere il peso di questo popolo che fino ad ora è stato snobbato. A differenza di Obama, Hillary Clinton è una donna che qualsiasi americano associa automaticamente con un establishment economico e finanziario discreditato. Insomma, c'è un popolo che aspetta solo di essere scoperto.

E capito.

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