Politica

Saviano si scopre garantista (ma solo per difendere Lucano)

Sul Corriere della Sera Roberto Saviano ha difeso a spada tratta il modello di accoglienza portato avanti a Riace dall'ex sindaco Mimmo Lucano

Nonostante la sentenza su Lucano, Saviano continua a difendere il "modello Riace"

Per alcuni Mimmo Lucano non ha infranto la legge, per altri invece lo ha dovuto fare per mandare avanti il suo modello di accoglienza e mettere al primo posto i diritti, poi sul versante completamente opposto c'è chi vede nella vicenda dell'ex sindaco di Riace il paradigma della strumentalizzazione dell'immigrazione.

A prescindere dai giudizi, l'unico dato obiettivo ad oggi è la condanna a 13 anni di carcere in primo grado per il primo cittadino che ha amministrato il paesino calabrese per tre mandati. Un'esperienza politica passata agli archivi per il modello di accoglienza diffusa voluto dallo stesso Lucano.

Oggi, dalle colonne del Corriere della Sera, a difendere quel modello è Roberto Saviano. Questa volta per lui la condanna non conta. Forse è la prima volta che si assiste a un discorso garantista da parte di Saviano. Solitamente è il primo a sventolare condanne e a porre giudizi etici e morali sulla base di precedenti con la giustizia.

Mimmo Lucano fa un'eccezione. Per Saviano, il suo modello ha avuto successo e Riace era risorta. “Nella regione Calabria – si legge nell'editoriale – in cui da decenni lo spopolamento è inarrestabile e il futuro è un deserto demografico, con il modello Riace a pieno regime la popolazione del borgo è raddoppiata: da circa 500 abitanti con una media di età altissima a quasi mille abitanti di 26 nazionalità diverse”.

In poche parole, Riace era un paradiso. C'erano servizi per tutti, racconta Saviano, c'erano i bus scuola gratuiti, l'unica imposta da pagare era quella sui rifiuti. “Quando c'era lui”, verrebbe da dire con riferimento a Mimmo Lucano, tutto funzionava. E c'era anche lavoro. “Quando il modello Riace accoglieva a pieno regime – si legge ancora nell'editoriale di Saviano – in paese lavoravano circa 100 persone, almeno 80 riacesi di nascita: praticamente l'impatto occupazionale della Fiat, in un paese di circa 1.700 abitanti”.

Una difesa appassionata del modello amministrativo di Mimmo Lucano che però cade su diversi punti. A partire proprio da quello occupazionale. Saviano, in modo esplicito a questo punto, ha presentato l'immigrazione come un'industria, l'unica forse presente nel territorio. “Aprendo le porte ne guadagniamo tutti”, ha scritto. Ed è forse questo slogan che ha convinto i riacesi a bocciare il modello Lucano.

L'accoglienza è stata vista come una mera fonte di guadagno non in grado di offrire a tutti ricadute positive. E allora ecco che alle comunali del 2019 lo stesso Mimmo Lucano, candidato al consiglio comunale, ha preso soltanto 21 voti. La sua lista è giunta terza e lontana da quella del vincitore Antonio Trifoli, divenuto suo successore alla guida di Riace. Strano per uno che, appena nel 2016, era stato nominato dalla rivista Fortune tra i 50 personaggi più influenti al mondo. Sempre nel 2019, ma questa volta alle europee, il simbolo più votato a Riace è stato quello della Lega.

Qualcosa, a prescindere dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto l'ex sindaco, evidentemente non ha funzionato. E i cittadini, prima ancora che i magistrati, hanno bocciato la linea politica tanto elogiata da Saviano.

Il modello Riace non è stato demolito dalle inchieste, semplicemente era diventato insostenibile. Il nuovo sindaco, una volta insediato, ha parlato di una montagna di debiti al comune e della necessità di ripartire da una parsimoniosa gestione dei conti. Un passaggio, tra le altre cose, evidenziato il 6 agosto 2018 (prima dunque delle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto Lucano) dall'ex sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia.

Esponente del M5S e dunque non proprio orientato a destra, in una relazione sul cosiddetto “modello Riace” Sibilia ha parlato della necessità di “ridurre a zero le speculazioni sull'accoglienza”.

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