«Nessun segreto violato». Il Guardasigilli Carlo Nordio mette una pietra tombale sul caso dell'anarchico Alfredo Cospito e rispedisce al Pd le accuse sollevate contro il deputato Fdi e vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli e il sottosegretario alla Giustizia meloniano Andrea Delmastro, «colpevoli» di aver rivelato in aula che una delegazione dem era andata (legittimamente) a far visita all'anarchico in carcere, circostanza già nota per le rivelazioni di alcuni giornali. Il Guardasigilli ha chiarito la dinamica della presunta rivelazione: «Il 29 gennaio 2023 il sottosegretario Delmastro chiedeva al capo del Dap (perché ne ha la delega, ndr) una relazione aggiornata su Cospito. Il 30 gennaio il capo del Dap trasmetteva alla segreteria le informazioni richieste. La rilevata apposizione della dicitura limitata divulgazione nella nota di trasmissione rappresenta una formulazione che esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classificazione di segretezza. Quindi di per sé inidonea a connotare il documento come atto classificato». Confermando quanto aveva già detto al Giornale l'ex capo del Dap Sebastiano Ardita: quei documenti erano riservati ma non segreti. «Dopo il dibattito parlamentare - prosegue Nordio alla Camera - ho fornito ad alcuni parlamentari (Enrico Costa, Marco Grimaldi, Federico Cafiero de Raho, Riccardo Magi, Angelo Bonelli e Silvio Lai) copie e/o accesso ad una pluralità di atti su Cospito ma epurati dai dati sensibili riguardanti il personale operante ed i detenuti». «È un arzigogolo giuridico, qui siamo all'assurdo», è la blanda replica del Pd, che da giorni chiede la testa dei due parlamentari di Fratelli d'Italia. «Rimane scolpito in quest'Aula che nessuno da questi banchi ha violato qualsiasi norma di legge o ha fatto atti contrari ai propri doveri di ufficio. Fatti, non pettegolezzi», sentenzia il capogruppo Fdi Tommaso Foti. Ma in Aula il dibattito si infiamma. Il deputato di Noi moderati Paolo Bicchielli accusa la sinistra di strumentalizzare la detenzione dell'anarchico condannato per terrorismo e rinchiuso al 41bis: «Non è che Cospito sta usando quest'aula come cassa di risonanza della sua lotta e noi inconsapevolmente ci stiamo facendo usare?». La sinistra non ci sta, volano parole grosse tra Nicola Fratoianni di Verdi-Sinistra («Cafone!») e lo stesso Foti, che scende le scale dell'emiciclo e va verso i banchi della sinistra, tanto che il presidente Lorenzo Fontana sospende i lavori per qualche minuto. «Non volevo essere divisivo», dirà Bicchielli, ma il tema del 41bis non può essere sottovalutato. Tanto che lo stesso Nordio difende la decisione di lasciare Cospito al regime di carcere duro nonostante lo sciopero della fame (ora sospeso) ne abbia debilitato il corpo e la salute. «Cospito non è affetto da una patologia cronica invalidante ma si sta volontariamente procurando uno stato di salute precario. Una scelta - sottolinea il ministro della Giustizia - che non può imporre deroghe al 41bis, sterilizzandone le finalità. Altrimenti - avverte il Guardasigilli - chi vi è sottoposto potrebbe con la stessa strategia ottenerne la modifica».
Insomma, sarebbe un cedimento ai boss mafiosi. Tanto che l'ex procuratore nazionale Antimafia, oggi deputato M5s, Federico Cafiero De Raho ammette: «È evidente che le cure necessarie a Cospito andranno portate avanti, ma lo Stato non cede e non arretra».
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