
"Ministro Nordio, lei da oggi per noi è dimissionario".
"Voi pensate che io sia dimissionario perché questo è il vostro desiderio".
Sta qui, nel dialogo a distanza tra il senatore piddino Filippo Sensi e il ministro della Giustizia Carlo Nordio, la sintesi della giornata calda vissuta in Senato sul caso Almasri: con il Guardasigilli chiamato a rispondere al question time sull'onda di rivelazioni vere o presunte, e con l'accusa di avere mentito quando per la prima volta offrì al Parlamento la sua versione del mancato arresto del generale libico. E Nordio che anziché imbarazzo mostra una serenità quasi eccessiva, tra battute e citazioni colte. Alla fine, dice il ministro, "le carte saranno tutte pubbliche, e dimostreranno che la faccenda è andata esattamente come io ho sempre detto".
Nordio al fuoco di fila di interventi e di accuse risponde facendo capire di avere uno o più assi nella manica, destinati quando si potrà esibirli ("adesso c'è il segreto istruttorio") a dimostrare che nella gestione della richiesta d'arresto spiccata dalla Corte penale internazionale il governo, e lui in particolare, hanno fatto fino in fondo la loro parte. E che a toppare è stata semmai la magistratura.
Di cosa si tratta? Quali sono gli elementi che Nordio intende utilizzare a sua difesa? Potrebbe trattarsi, a quanto è dato capire, non di carte nuove, ma di una interpretazione alternativa di quanto emerso in queste ore: "La parte, chiamiamola così, più succulenta, che ha sollevato tante polemiche, non corrisponde a verità", dice ieri Nordio. Il riferimento è in particolare i messaggi con cui il suo capo di gabinetto, Giusi Bartolozzi, dimostrava di essere al corrente della richiesta di arresto e del fermo di Almasri a Torino già da domenica 19 gennaio, mentre Nordio ha sempre indicato nella giornata di lunedì 20 l'arrivo della comunicazione formale. Sia Nordio che la stessa Bartolozzi sarebbero orientati a fornire nei prossimi giorni una loro spiegazione alternativa dei messaggi attribuiti al capo di gabinetto, in particolare quelli destinati al direttore degli affari di giustizia Luigi Birritteri.
"Tutto quello che è stato scritto e che ho letto in questi giorni - dice ieri il ministro - è un po' come le leggende, sono alcune verità corredate di molte invenzioni". "Come faccio a difendermi - dice Nordio - se non attraverso esibizione o contestazioni su fatti specifici quando un'inchiesta è in corso e stiamo per conoscere l'esito di un'inchiesta che va avanti da parecchi mesi del Tribunale dei ministri?" "È una situazione difficile - ribadisce - perché correttezza vuole che si mantenga un certo riserbo e quindi nei limiti del possibile io non parlo".
Le opposizioni ovviamente non si accontentano, oltre a quella del Pd su Nordio piomba la condanna del Movimento 5 Stelle, "ha perso credibilità", si invoca una nuova informativa alle Camere da parte del Guardasigilli. Ma ormai la linea del governo è chiara: nessuna nuova spiegazione sulla vicenda, si lascia il cerino al tribunale dei ministri di Roma che indaga ormai da mesi sulla vicenda Almasri, e che presto dovrà depositare gli atti.
"Sono delle carte che forse saranno dentro agli atti che sono coperti da segreto istruttorio - dice ieri Giusi Bartolozzi - quindi appena il tribunale dei ministri avrà sciolto la riserva si saprà quello che è corretto si sappia".