"Non ha la deroga": giallo sulla raccolta firme di Calenda

Dopo la rottura con il Partito Democratico e la possibile divisione da +Europa, Azione deve fare i conti con la raccolta firme. Gli esperti hanno le idee abbastanza chiare

"Non ha la deroga": giallo sulla raccolta firme di Calenda

La svolta rossa di Enrico Letta ha avuto effetti devastanti sull'alleanza con Carlo Calenda. Dopo appena qualche giorno, il leader di Azione ha rotto l'accordo, augurando il meglio al Partito Democratico, ora aggrappato a Di Maio, Fratoianni e Bonelli. Una scelta che potrebbe costare parecchio all'ex ministro dello Sviluppo Economico e che potrebbe avere delle ripercussioni imponenti sull'asse con +Europa. Senza dimenticare il 'dossier' firme.

Domani +Europa riunirà la propria direzione per valutare il da farsi, ma le prime impressioni sorridono a Letta. Benedetto Della Vedova e Emma Bonino hanno già espresso "forte apprezzamento" per l'intesa con il Partito Democratico. Per Calenda esiste il rischio concreto di presentarsi alle elezioni del 25 settembre anche senza +E.

Come dicevamo, questo non è l'unico grattacapo per l'ex manager di Sky. Qualche giorno fa, fonti di Azione avevano precisato che per il partito non vige l'obbligo di raccolta delle firme per presentare il proprio simbolo alle elezioni. Azione, infatti, rientrerebbe nel novero dei partiti esentati dalla legge, vantando un europarlamentare - lo stesso leader - eletto alle ultime elezioni europee.

Ma la norma è poco chiara secondo gli esperti. Si tratta di un tema molto discusso, ha spiegato il costituzionalista Giovanni Guzzetta: "La legge prevede che i partiti che abbiano avuto un gruppo parlamentare o un certo risultato parlamentare siano esonerati dalla raccolta delle firme - le sue parole ai microfoni dell'Agi -il problema è che talvolta questi partiti si sono candidati come gruppo altre volte come singoli partiti quindi la questione interpretativa è se la norma valga per la coalizione così come si era presentata o anche per i singoli partiti che erano all'interno della coalizione". Per il costituzionalista l'interpretazione più corretta sarebbe considerare il soggetto politico intero. In altri termini, Calenda deve raccogliere le firme.

Ancora più netta l'analisi di Francesco Clementi. Il docente di Diritto pubblico comparato all'Università di Perugia ha rimarcato che Azione da sola non ha la deroga e dovrà dunque raccogliere le firme:"Senza coalizzarsi con altri che hanno le deroghe, mi parrebbe assai rischioso tentare di far ammettere comunque le sue liste dagli uffici circoscrizionali senza aver raccolto appunto le previste firme". Molto dipenderà dagli sviluppi delle prossime ore, Calenda s'è detto comunque pronto a passare ai fatti. "Se c'è da raccogliere le firme per il simbolo e per presentarsi alle elezioni, le raccoglieremo. Se non ce la faremo, vorrà dire che la proposta è ritenuta debole", il suo commento ai microfoni di Mezz'ora in più. Secondo quanto filtra dalle parti di Azione, la raccolta firme è una delle priorità del nuovo corso, in attesa di chiarezza dal Viminale sulla legge vigente.

Ricordiamo che i contrassegni si devono presentare al ministero dell'Interno dal 12 al 14 di agosto, mentre le liste con le candidature – sia le liste nei collegi plurinominali che le candidature nei collegi uninominali – si presentano il 21 e il 22 d'agosto negli uffici elettorali nelle sedi delle Corti di appello. Come evidenziato dall’esperto Gabriele Maestri all’Agi, è necessario presentare dalle 750 firme (numero dimezzato per la legislatura terminata prima della scadenza naturale) per ogni collegio plurinominale. Nessuna sottoscrizione è invece necessaria per chi si candida nei collegi uninominali. In totale, servono 36.750 firme per la Camera dei Deputati e 19.500 per il Senato della Repubblica.

Una corsa contro il tempo, insomma: "Il numero è calato rispetto al passato ma non sono poche e soprattutto in estate perchè chi è in vacanza fuori collegio non può firmare e anche molti certificatori sono in vacanza", il monito di Maestri.

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