Coronavirus

Normalità vicina?

Speranza: "Fase ancora difficile". Ma i contagi e i ricoveri sono in calo. Le previsioni di virologi, epidemiologi e statistici. Crisanti: "Ora stop al distanziamento sociale"

Normalità vicina?

Gli italiani, popolo di stra-vaccinati, hanno bisogno di una ventata di ottimismo. Eppure, il ministro della Salute Roberto Speranza ha ripetuto, anche ieri, la solita litania: «Viviamo un momento difficile per il diffondersi di Omicron». Ma i contagi sono in netto calo, abbiamo raggiunto il picco per ricoveri e terapie intensive e siamo ancora al «momento difficile»?

I numeri sono più confortanti delle dichiarazioni apocalittiche, così come la visione degli esperti. Prendiamo il professor Andrea Crisanti, esperto di Covid da sempre cauto in fatto di previsioni. «La situazione è in miglioramento - spiega - il picco è passato, i casi oscilleranno tra i 50 e 100 mila per un altro mese, ma ci saranno sempre meno ricadute sul sistema sanitario. E se non ci sono sorprese, tra un paio di mesi si potrà tornare alla normalità». Non solo, per il docente di microbiologia dell'Università di Padova, «le mascherine all'aperto si possono togliere e si può eliminare anche il distanziamento sociale». In pratica «nei teatri e nei cinema si può tornare alla capienza del 100% usando la mascherina ffp2». Pure sulle discoteche Crisanti è ottimista. «Tra un mese si potranno riaprire».

Anche Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell'Università Campus Bio Medico di Roma, conferma un trend in discesa di contagi e ricoveri. «Se continua così, e non credo che arrivi una variante più contagiosa, molte restrizioni possiamo toglierle a cominciare dai colori delle Regioni. A fine febbraio assisteremo a una drastica riduzione dei casi e se tra la primavera e l'estate la situazione si stabilizza con pochi casi in circolazione, a settembre il virus sarà endemizzato». Traduzione. «Diventa una virosi umana - spiega l'esperto - a livello tale che non fa più male e la sintomatologia sarà quella che oggi si rileva nei vaccinati con il booster, poco più di un raffreddore». Per Ciccozzi, dunque «il covid diventerà il nostro compagno di viaggio e semmai la quarta dose sarà dedicata ai più fragili».

Di questo avviso anche il responsabile dei vaccini di Ema, Marco Cavaleri che ha da tempo sostenuto che la quarta dose non servirà a tutta la popolazione. «La pandemia si spegnerà ma il virus non sparirà - spiega Cavaleri - e anche per il prossimo inverno, in uno scenario non più pandemico, il virus creerà problemi ai vulnerabili e dovremo essere pronti a proteggere i fragili con un vaccino diverso da quello utilizzato oggi che sarà quello contro Omicron o multivalente».

Dunque, anche la prospettiva autunnale sembra ottimistica. Così come quella a breve termine. Antonello Maruotti, docente di statistica alla Lumsa di Roma lancia segnali di tregua del virus. «Abbiamo superato il picco dei contagi e degli attualmente positivi, cioè i guariti sono più delle nuove infezioni. Stiamo scendendo velocemente: la media settimanale che oggi è di 140 mila contagi nel giro di 7-10 giorni si abbasserà sugli 80-90 mila». Fa da apripista la Lombardia «che sta calando benissimo - dice - perché è passata dalla media di 37 mila casi il 6 gennaio ai 20.500 di fine mese». Lazio e Veneto sono ancora al plateau ma la Campania, «ha dimezzato i casi in due settimane». Diversi sono i numeri per ricoveri e terapie intensive. «Qui siamo al picco- spiega Maruotti intorno ai 21.400 negli ultimi sette giorni, ma visto che la discesa dei contagi è costante, a breve cominceranno a scende anche questi valori». L'unica pecca è la necessaria vaccinazione tra i giovanissimi. «Nelle ultime tre settimane abbiamo avuto il 40% dei contagiati di tutta la pandemia sotto i 19 anni». Sui decessi Matteo Villa, ricercatore dell'Ispi, sostiene che «siamo al picco. I numeri saranno alti fino al dieci febbraio a poi inizieranno a scendere più velocemente».

Silvio Garattini però invita alla prudenza. «Andiamoci piano con i trionfalismi. Non c'è controllo nei locali, il virus circola ancora molto e non è detto che le varianti si riproducano solo in Africa.

Teniamo la mascherina, è una buona precauzione se non altro non circola più l'influenza».

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