Roma Le imprese metalmeccaniche non rinunciano al «rinnovamento contrattuale». La trattativa delle tute blu si è riaperta perché Federmeccanica ha ammorbidito i toni sui salari prevedendo un recupero dell'inflazione. Federmeccanica vuole cambiare radicalmente il modello di contratto e alcune idee nate dalla confederazione potrebbero prendere piede anche oltre la categoria. In particolare l'idea di sostituire in parte gli aumenti dei salari con prestazioni sociali. Ne abbiamo parlato con Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica.
I sindacati sono tornati al tavolo dopo otto mesi di stop alle trattative perché avete accettato di concedere un recupero dell'inflazione, sia pure a calare (100% nel 2017, del 75% nel 2018, del 50% per cento nel 2019)?
«È ripartita perché abbiamo dato dimostrazione della nostra volontà di fare il contratto e del nostro senso di responsabilità».
Ma sull'inflazione una concessione c'è stata.
«Lo abbiamo fatto in modo coerente con gli obiettivi che ci siamo dati fin dall'inizio. Il rinnovamento contrattuale è un grande cambiamento culturale che può essere realizzato solo dentro un percorso graduale, con un obiettivo di rinnovamento che abbiamo tutt'ora».
In cosa consiste?
«Rendere centrale nei contratti la componente del welfare, rendere marginale la parte retributiva. Occuparsi del welfare nei contratti nazionali significa rispondere a bisogni reali delle persone con benefici concreti, che fanno dall'assistenza sanitaria alla previdenza complementare, poi il welfare aziendale. È una proposta equilibrata perché da un lato migliora condizioni dei lavoratori e dall'altro contiene costi delle imprese».
La risposta dei sindacati è stata tiepida...
«Lo capiremo il 12 ottobre quando ci incontreremo di nuovo. Io penso che la risposta non potrà che essere positiva».
Nel vostro modello di contratti rinnovato, che spazio ha il livello nazionale?
«Il contratto nazionale al quale stiamo pensando deve dare garanzie di base sui salari e allo stesso tempo deve liberare risorse perché la ricchezza deve essere redistribuita solo dopo essere stata prodotta e questo può essere fatto solo in azienda».
Può spiegare meglio in cosa consiste il welfare che dovrebbe sostituire parte degli aumenti del contratto nazionale?
«Assicurazioni sanitarie a livello nazionale e aziendale, parte delle spese scolastiche, bilanciamento vita privata e lavoro. Secondo il Censis 11 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi per difficoltà economiche. Noi abbiamo proposto di riconoscere a tutti dipendenti di aziende metalmeccaniche e per le loro famiglie una assicurazione sanitaria integrativa totalmente gratuita, pagata interamente dalle aziende. Sul mercato una assicurazione del genere costerebbe circa 700 euro all'anno a persona».
Il governo può aiutare?
«Sarebbero necessari ulteriori interventi
normativi per muovere altri passi in questa direzione. Ad esempio innalzare le soglie ed i limiti attualmente previsti per la detassazione dei premi di risultato, ma anche ridurre la contribuzione a carico delle imprese».AnS
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