Cronache

"Il nostro patrimonio in fumo". Per riavere quei boschi 15 anni

Decisiva l'azione dei Canadair, 4 da Francia e Grecia. È caccia al piromane, Solinas: "Saremo inflessibili"

"Il nostro patrimonio in fumo". Per riavere quei boschi 15 anni

Scheletri di alberi, arbusti neri, capannoni e fienili in fumo, pile di carcasse di animali ammassate una sull'altra e un cielo grigio, incolore, da cui continua a piovere cenere.

La Sardegna ferita è l'immagine della desolazione. L'isola bella, presa d'assalto in ogni stagione da migliaia turisti, è stata tradita da qualcuno che ora rischia grosso per aver appiccato i roghi. Le fiamme, che da sabato hanno continuato a propagarsi divorando 20mila ettari nell'Oristanese e Nuorese, hanno fatto danni incalcolabili e ci vorranno almeno 15 anni, secondo Coldiretti, per ricostruire i boschi e la macchia mediterranea distrutti dal fuoco, che non ha risparmiato animali, pascoli, ulivi, strutture e mezzi agricoli, con effetti devastanti anche per l'agricoltura. Cancellato anche il millenario olivastro di 20 metri che si ergeva in località «Sa Tanca Manna», a Cuglieri, scampato nel 1994 a un altro incendio doloso.

Ma la grande avanzata delle fiamme sembra arginata e 1.500 sfollati ieri sono rientrati nelle loro abitazioni, a eccezione di 50 anziani evacuati dalla casa di riposo di Cuglieri e di una trentina di abitanti di Borore (Nuoro). I vigili del fuoco, che hanno potuto contare sull'ausilio di 6 elicotteri, 9 Canadair più 4 giunti da Francia e Grecia, sono riusciti a bloccare il fronte del fuoco nei territori del Montiferru, della Planargia e del Marghine, fra l'Oristanese e il Nuorese. Il sindaco di Scano Montiferro, Antonio Flore, ieri mattina trionfalmente ha annunciato che gli incendi vicino al suo paese sono sotto controllo. «Certo la situazione resta molto precaria - precisa il primo cittadino del paese dal quale ieri sono stati evacuate 400 persone - possono esserci ripartenze da un momento all'altro». Ripartenze che ieri hanno minacciato Macomer, a causa del maestrale, che riattivava i focolai. Quello tra Scano, Sindia e Sagama resta ora il fronte più pericoloso perché a Santu Lussurgiu e Cuglieri la situazione è quasi rientrata e si lavora alle bonifiche. Situazione sotto controllo anche a Tresnuraghes.

«Le tapparelle delle case bruciavano, bisognava portare via tutti, lontano, in una corsa contro il tempo - racconta Marco Frezza, al comando dei 7mila vigili del fuoco della Sardegna - il nostro grande risultato è che nessuno si sia fatto male. Dispiace per l'ambiente, per gli animali, per le case, per le macchine, ma siamo a un buon punto, l'incendio è rimasto in zone boscate e i Canadair, anche francesi e greci, sono impiegati in massa in uno spazio aereo limitato».

Il disastro provocato dai roghi oggi sarà all'ordine del giorno nella seduta del Consiglio regionale e ieri il fondatore di Fi, Silvio Berlusconi, ha invitato il governo ad attivarsi per chiedere all'Ue l'utilizzo del Fondo di solidarietà per la Sardegna. «La Regione è al fianco di chi ha perso tutto - ha annunciato il governatore Christian Solinas - e metterà in campo tutte le azioni concrete per poter ristorare i danni subiti, aiutare la ripresa e pensare a un modello di sviluppo che parta dalla riforestazione e restituisca all'intera Sardegna quel patrimonio andato in fumo. Saremo inflessibili nella ricerca delle responsabilità di una tragedia immane».

Il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, ha ringraziato forze armate, vigili del fuoco, volontari e protezione civile per l'impegno comune mostrato e il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha promesso che non mancherà il sostegno alle popolazioni colpite. Ora si lavora per far luce sulle origini di quello che è considerato uno dei più grandi disastri ambientali ed economici degli ultimi decenni nell'isola. Le fiamme erano partite venerdì lungo la strada provinciale che porta verso Santu Lussurgiu da un'auto che si era incendiata. Ma erano state spente. Il giorno dopo da lì erano ripartite e avevano raggiunto le grandi superfici boscate di Santu Lussurgiu. Qui il forte vento aveva amplificato l'incendio. Ma i due punti non sono vicinissimi e le fiamme si sono propagate troppo rapidamente.

È verosimile che dietro ci sia la mano di un piromane.

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