Notte da incubo: lo spray urticante, la fuga della folla e la balaustra cede: 6 morti, 120 feriti

Tragedia nel locale di Corinaldo (Ancona) prima del concerto di Sfera Ebbasta. Polemica sugli ingressi: 1.400 biglietti staccati, ma erano autorizzate solo 469 persone

Notte da incubo: lo spray urticante, la fuga della folla e la balaustra cede: 6 morti, 120 feriti

Ancona - Sono morti schiacciati dal peso dei loro coetanei che fuggivano. Sono cinque ragazzini e una mamma le vittime della strage alla Lanterna azzurra di Corinaldo, in provincia di Ancona, la discoteca dove nella nottata tra venerdì e sabato si è consumata la tragedia. A perdere la vita sono stati Asia Nasoni, 14 anni, Daniele Poggetti, 16 anni, Emma Fabini, 14 anni, tutti e tre di Senigallia, e ancora Benedetta Vitali, 15 anni di Fano, Mattia Orlandi, 15 anni di Frontone, ed Eleonora Girolamini, 39 anni di Senigallia, una madre che aveva accompagnato la figlia al concerto del trapper Sfera Ebbasta. I feriti sono, invece, 120, di cui 7 gravissimi.

Secondo una prima ricostruzione, qualcuno avrebbe spruzzato all'interno del locale uno spray urticante. Non è la prima volta che accade a uno dei concerti del cantante. Da quel momento il panico. I testimoni raccontano di gente che ha iniziato a svenire perché allergica. «Mi pizzicava la gola - spiega un ragazzino - e sentivo un odore acre. Mi sono voltato e ho visto la gente fuggire. Ero nel panico». Poi la fuga e il cedimento della balaustra posta sopra a un fosso. Chi ha avuto la sfortuna di cadere è rimasto sotto. In un primo momento sembrava le porte del locale fossero sbarrate, ma poi gli inquirenti hanno smentito.

«Le vittime sono finite in un fosso di un metro e mezzo, nell'intento di fuggire, ma sono state letteralmente schiacciate dalla folla», ha raccontato il comandante provinciale dei carabinieri Cristian Carrozza. Il proprietario della discoteca, Alberto Micci, che non è il gestore, non vuole parlare. «Siamo in un brutto momento - spiega una parente al telefono - siamo tristi e angosciati e ci dispiace molto per le persone che sono morte».

La Procura di Ancona ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti. Si indaga, però, su due fronti: per chiarire se il locale contenesse più gente di quanto fosse capiente e sul numero dei biglietti venduti e per capire chi abbia spruzzato lo spray urticante. Pare i carabinieri abbiano già un nome.

«Non sapevamo che il rapper fosse ospite della discoteca - dice al Giornale il questore di Ancona, Oreste Capocasa - nessuno ci aveva avvertiti. Ho il cuore spezzato, non ho mai visto nulla di simile». Il tam tam era passato solo per la rete. Sulla pagina Facebook della discoteca, però, già dal 18 novembre appariva la pubblicità dell'evento. «Si tratta di un locale aperto da più di quarant'anni - racconta un abitante della zona - un tempo era una balera per il liscio. Problemi? Quattro anni rimase chiuso per lungo tempo perché i vigili del fuoco non dettero l'agibilità antincendio». Il procuratore capo di Ancona, Monica Garulli, ha visitato ieri il luogo della tragedia: «Confermo che abbiamo aperto un fascicolo e stiamo valutando le prime iscrizioni nel registro degli indagati». Tra le ipotesi di reato potrebbe esserci anche quella per strage. Secondo il procuratore capo, che ieri era insieme a quello minorile, Giovanna Lebboroni, il locale avrebbe avuto una capienza di 870 posti, ma i biglietti venduti, molti su internet e a prezzo agevolato, sarebbero 1400.

Oltretutto, testimoni raccontano che molti dei presenti, nonostante la minore età, fossero ubriachi. E si indaga anche per capire chi abbia fornito loro l'alcol. Molti genitori, a quanto pare, avevano accompagnato i figli per la festa dei licei di Senigallia. Un papà è stato visto girare con lo sguardo perso, mentre diceva «mia figlia è morta».

Davanti all'obitorio degli Ospedali Riuniti Torrette di Ancona ieri era un via vai di gente. «Mia figlia aveva solo 14 anni, vi rendete conto?», ha urlato la mamma di una delle ragazzine che hanno perso la vita, sorretta da un parente, prima di sentirsi male. Genitori straziati dal dolore che non possono accettare di non poter vedere più i loro figli. «Perché?»: ha gridato un nonno. Una domanda le cui risposte possibili stanno in una somma di responsabilità che qualcuno dovrà assumersi.

Lo ha detto ieri proprio di fronte all'ospedale, dove ha fatto visita ai feriti, il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che con gli occhi gonfi dalla commozione ha chiarito: «Conto che se qualcuno ha sei morti sulla coscienza paghi. La sala aveva una capienza massima di 469 persone e per quell'evento sono stati venduti 1300 biglietti».

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