Per i circa 40,7 milioni di contribuenti italiani si avvicina una stangata da 1.358,72 euro a testa. Gli acconti delle imposte di novembre, ricorda la Cgia di Mestre, valgono 55,298 miliardi di euro. È uno dei mesi più difficili per i contribuenti italiani e, insieme a giugno, luglio e dicembre, un periodo nel quale lo Stato preleva il grosso dei 490 miliardi di entrate tributarie che si registrano in media ogni anno. Dunque, a novembre è come se ognuno dei circa 60 milioni di italiani fosse costretto, volente o nolente, a versare all'erario 921,63 euro a testa.
Si tratta di una gragnuola di tasse (nella quale la Cgia non ha ricompreso i contributi previdenziali che vanno onorati entro il 16 novembre) che ha come scadenza fatidica il 16 e il 30. Ma come si compone questa super-stangata? L'imposta più «impegnativa» da onorare sarà l'acconto Ires, ossia l'imposta sul reddito delle società di capitali (spa, srl, cooperative, eccetera) che saranno chiamate a pagare 14,6 miliardi di euro. Questa imposta, generalmente, ha una platea di circa un milione di contribuenti per cui mediamente costoro verseranno 14.600 euro.
A seguire l'Iva che viene pagata da poco più di 5,2 milioni di lavoratori autonomi e di imprese. La stima del gettito effettuata dalla Cgia è di 12,8 miliardi di euro. Questo significa che ciascun soggetto all'imposta sul valore aggiunto pagherà in media 2.433,50 euro.
In terza posizione si attesta il pauroso sottobosco dell'Irpef. Si inizia dalle ritenute di dipendenti e collaboratori che valgono 11,6 miliardi circa, poi seguono gli acconti 2017 che fanno 7,7 miliardi. Non è finita qui: ci sono le addizionali regionali e comunali che totalizzano 1,5 miliardi circa cui si aggiunge un miliardo di ritenute sugli autonomi. Spalmando questa valanga da 22 miliardi sui fatidici 40,7 milioni di contribuenti la media è di 535 euro a testa ma le medie, si sa, sono soggette a grandi variazioni nei singoli casi specifici.
Ultima ma non meno importante è l'Irap che ha una platea molto simile a quella dei contribuenti Iva, cioè circa 5 milioni di individui. Vale 6 miliardi di euro, cioè 1.200 euro a testa. Non è poco.
Secondo i dati pubblicati dalla presidenza del Consiglio dei ministri, la burocrazia costa al sistema delle pmi italiane quasi 31 miliardi di euro all'anno. «È necessario intervenire per rendere più semplice il rapporto tra la pubblica amministrazione e le attività economiche», ha commentato il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, accennando ai costi indiretti legati al pagamento delle imposte che costituiscono anch'essi un grosso problema per il sistema imprenditoriale italiano. Nel nostro Paese sono necessari 30 giorni lavorativi per pagare le tasse. In altre parole, tra le code agli sportelli, il tempo perso per recarsi dal commercialista, per compilare moduli, registri e schede, le imprese italiane impiegano 240 ore all'anno per onorare gli impegni con il fisco.
Nell'Eurozona l'Italia è superata solo dalla Slovenia (31 giorni), mentre la soglia si abbassa a 27 giorni in Germania, a 19 in Spagna, a 17 in Francia e addirittura a 10 in Irlanda. Tante tasse e tanta burocrazia devastano la capacità competitiva dell'Italia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.